Home 2012 12 Settembre LAUREATI IN MEDICINA. IN 3.000 NON POTRANNO SPECIALIZZARSI NE' ESSERE IMPIEGATI NEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE
LAUREATI IN MEDICINA. IN 3.000 NON POTRANNO SPECIALIZZARSI NE' ESSERE IMPIEGATI NEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE PDF Stampa E-mail
Solo un concorrente su 8 ce la farà a superare le prove di accesso a Medicina e Odontoiatria nelle università pubbliche. Lo sostiene il Consiglio Universitario Nazionale (CUN), secondo cui in 3.000 (il 30% di chi entra quest’anno all'università' e si laurea entro 6 anni) resteranno senza occupazione: "Il vero 'collo di bottiglia' alle facoltà di Medicina non sono tanto i quiz iniziali ma l'accesso alle specializzazioni e ai posti di medicina generale messi a bando in Italia dal Servizio Sanitario Nazionale" spiega Andrea Lenzi, presidente CUN e presidente della Conferenza dei Presidenti di Corso di Laurea Magistrale in Medicina. Secondo il Cun, su 11.000 studenti che supereranno i test quest'anno e inizieranno il percorso di studi in medicina riusciranno a laurearsi, fra 6 anni, 8.500/9.000 studenti (l'80% degli iscritti si laurea, infatti, entro il primo anno fuori corso). I posti disponibili per le scuole di specializzazione sono invece 5.000 e quelli per medicina generale circa 1.000. "Il numero dei laureati è adeguato a coprire il turn-over dei medici e scongiurare il rischio del calo di medici ipotizzato per il futuro, ma nasconde un'altra realtà: avremo circa 3.000 laureati in medicina che non potranno specializzarsi ne' essere impiegati nel Servizio sanitario nazionale" precisa Lenzi. Lenzi propone di incrementare il numero dei posti delle scuole di specializzazione e quindi i contratti di formazione anche trovando fondi altrove: "Si potrebbe incrementare il numero di contratti da parte delle Regioni e consentire anche quello di eventuali Fondazioni e dalla Sanità privata, che usufruisce e ha bisogno di specialisti formati dal sistema universitario". Quanto alla validità dei quiz, per Lenzi sono "una buona verifica" la cui struttura è "migliorata notevolmente". Il difetto è piuttosto nei tempi: non andrebbero fatti a settembre, ma entro aprile. Infine, la richiesta del CUN è che si faccia una buona volta ciò che prevede la legge per l'orientamento nelle scuole superiori: per Lenzi è necessario che test psico-attitudinali siano eseguiti nel quinto anno delle scuole superiori ma che già nel quarto anno siano organizzati incontri tra ricercatori universitari e studenti per favorire scelte consapevoli.
(Fonte: AGI – Roma 03-09-2012)