Home 2012 23 Agosto VALUTAZIONE. IL VERO METRO NELLE DISCIPLINE SCIENTIFICHE UN MIX DI CRITERI BIBLIOMETRICI E DI PEER REVIEW
VALUTAZIONE. IL VERO METRO NELLE DISCIPLINE SCIENTIFICHE UN MIX DI CRITERI BIBLIOMETRICI E DI PEER REVIEW PDF Stampa E-mail

Il vero metro della qualità scientifica di un lavoro di ricerca è il giudizio critico, articolato e consapevole, che viene elaborato dalla comunità disciplinare di riferimento”.
L’opportunità di richiamare questo concetto di comunità scientifica come garante e depositaria ultima del giudizio scientifico sta nel fatto che, in quanto entità mal definibile se non addirittura astratta, è proprio sulla sua terzietà che si appuntano le critiche più puntute. Una fra tutte è che la comunità, la cui autorevolezza si baserebbe appunto sul concetto definito da Merton come “riconoscimento dei pari”, è in realtà formata di uomini che, in modo più o meno volontario, potrebbero essere spinti a forzare e distorcere i propri giudizi per motivi vari (interessi di scuola, eccesso di autocitazioni, mode culturali presenti anche nelle discipline scientifiche ecc.). Eppure la maggior parte degli scienziati, non a caso, si trovano d’accordo nel riconoscere ai criteri bibliografici, e quindi al sistema competitivo mertoniano, una validità abbastanza universale sia pure limitatamente alle scienze dure. Ma non basta: il sistema della valutazione nelle discipline scientifiche non è in realtà demandato soltanto a criteri bibliometrici: molti dei Gev (Gruppi Esperti Valutatori) hanno introdotto fra i loro criteri anche quello della peer review. Ad esempio prodotti apparsi su riviste scientifiche non presenti nella banca dati adottata o per i quali vi è divergenza fra il criterio della qualità della rivista (IF) e l’indice citazionale, saranno sottoposti in modo sistematico a peer review. Inoltre una quota fissa di prodotti individuati in modo casuale seguirà comunque quest’ultimo tipo di valutazione da parte preferibilmente di reviewers stranieri, al fine di studiare la correlazione tra i due metodi di valutazione. A questa valutazione poi sarà affiancata una scheda specifica per ogni prodotto, talché non appaia troppo arbitraria la valutazione stessa. Non si dimentichi infine che essa inciderà solo per il 50% della valutazione finale che sarà basata per la restante quota su criteri tutt’altro che bibliometrici, quali la capacità di attrarre risorse esterne attraverso finanziamenti ottenuti da progetti di ricerca sia nazionali (Prin, Firb) che internazionali (Programmi Quadro dell’Unione europea ecc.), la capacità di istituire collegamenti internazionali (presenza di colleghi di istituzioni estere come coautori del prodotto), numero di studenti di dottorato, assegnisti di ricerca, borsisti ecc. ed altri ancora più o meno legati alla capacità delle Istituzioni di autofinanziare iniziative di ricerca. Per quanto fino a qui detto mi pare quindi che un rifiuto assoluto dei parametri di valutazione adottati nell’ambito delle discipline scientifiche, costituiti appunto da un mix di criteri bibliometrici e di peer review, apparirebbe, anche agli occhi dell’opinione pubblica, come un’esplicita ammissione da parte della comunità scientifica della sua incapacità ad autovalutarsi e a correggersi, il che farebbe venire meno il presupposto stesso intorno a cui la comunità scientifica si è costituita.
(Fonte: P. Miccoli, Il Sussidiario 17-07-2012)