Home 2012 23 Agosto VALUTAZIONE. CONTESTATE LE OBIEZIONI AGLI INDICI DI VALUTAZIONE FORMALI
VALUTAZIONE. CONTESTATE LE OBIEZIONI AGLI INDICI DI VALUTAZIONE FORMALI PDF Stampa E-mail

Se le istituzioni informali non riescono ad assicurare criteri adeguati, è indispensabile definire indici di valutazione formali, oggettivi come i rating delle riviste. Le obiezioni che vengono mosse a questo tentativo mi paiono, francamente, inconsistenti. La prima è che in tal modo un organo governativo diverrà giudice della libertà accademica, cosa, si dice, che non accadde nemmeno durante il fascismo. Ma non è certo questo un timore né attuale, né credibile. La libertà accademica non può mai essere portata a scusa per giustificare la faciloneria e l'arbitrio e non è lo stato a fare i rating di cui si parla. La seconda obiezione è che, applicando già da oggi alla produzione scientifica passata i nuovi criteri, questi verrebbero applicati in modo "retroattivo" e quindi incostituzionale. Ma non è così. Tra i vari importanti compiti di uno studioso c'è quello di fare ricerca innovativa e di pubblicarla su riviste autorevoli e su collane prestigiose. Questo è il suo premio, che non lo fa diventare più potente degli altri ma un maestro della sua disciplina. Se, finalmente, il governo affida a qualcuno il compito di valutare le pubblicazioni, questa non è una "applicazione retroattiva", ma il riconoscimento del fatto che, in base a una serie di criteri, primo tra tutti la reputazione accumulata negli anni dalle riviste, che non è quindi retroattiva, la qualità delle riviste è misurabile, prescindendo dal potere dei direttori. L'ultima obiezione è che vi sono materie più "internazionali" e materie necessariamente "locali". Sicuramente il diritto, legato com'è al Paese in cui questo è esercitato, è fra le materie tendenzialmente locali. Tuttavia, si sta formando da anni, una sorta di comunità scientifica internazionale anche nel diritto.
Le regole sull'impugnativa degli atti saranno solo italiane, ma i principi sul nesso causale, le teorie della colpa, il contratto, il controllo di costituzionalità delle leggi, e così via sono materie comuni a quasi tutti i sistemi del mondo, per non parlare del diritto internazionale, comparato, o della storia del diritto, o anche dello studio del diritto romano, che sono evidentemente materie "mondiali". Anche gli studiosi devono, quindi, abituarsi a essere valutati in base a criteri consolidati in ambito internazionale. Occorre naturalmente un grande sforzo di cambiamento per uscire dai propri confini ristretti, ma ne vale la pena.
(Fonte: P. G. Monateri, IlSole24Ore 11-08-2012)