Home 2012 16 Luglio LA GESTIONE DEL DENARO PUBBLICO NEL SISTEMA UNIVERSITARIO
LA GESTIONE DEL DENARO PUBBLICO NEL SISTEMA UNIVERSITARIO PDF Stampa E-mail
L’amministrazione dei finanziamenti pubblici per gli atenei necessita di una migliore spending review secondo una ricerca effettuata da Linkiesta.it incentrata sulla gestione del denaro pubblico nel sistema universitario nazionale, analizzando, in una prospettiva temporale: problemi relativi alla diffusione degli atenei nelle diverse regioni; statistiche sulla popolazione studentesca; numero del personale docente e dei ricercatori; ammontare degli investimenti e della spesa per le attività educative e di ricerca e costo del loro funzionamento per i contribuenti. I finanziamenti pubblici stanziati a favore dell’istruzione e dell’università spesso sembrano finire nelle mani sbagliate, gestiti male e senza un programma definito ed organizzato di amministrazione. Ciò che preoccupa, infatti, nella realtà universitaria italiana è proprio la destinazione, e la conseguente gestione, dei fondi pubblici, utilizzati maggiormente per massificare le eccellenze anziché premiarle. L’unica soluzione possibile a questa situazione, secondo Linkiesta.it, risiede nell’attuazione di una revisione della spesa selettiva e funzionale che tenga conto dell’autonomia finanziaria dei singoli atenei. Secondo il professore E. Mazzarella i problemi del nostro sistema universitario provengono da una “mescolanza di iper-normazione e sotto-finanziamento, che ferisce alla radice il principio di autonomia formativa”. Il suo auspicio è quello di riuscire a “depurare dal tessuto accademico le superfetazioni di sedi e corsi pubblici sorti senza mezzi adeguati, e le realtà private consentite senza un’autentica valutazione della loro qualità”, proprio perché su queste aree “si potrebbe e dovrebbe intervenire con una spending review più culturale, scientifica, organizzativa che finanziaria”. Questo tipo di attività richiede una rivisitazione dell’”articolazione territoriale delle sedi accademiche, e di creare un parametro di accreditamento scientifico-didattico in grado di espungere dal sistema zone franche di bassa qualità, spingendole a calibrarsi su livelli più alti".
(Fonte: A. Valiante, unistudenti.it 26-06-2012)