Home 2012 12 Giugno VALUTAZIONE DELLA RICERCA. LA CONSIDERAZIONE DEI DATI
VALUTAZIONE DELLA RICERCA. LA CONSIDERAZIONE DEI DATI PDF Stampa E-mail

Sarebbe bello che anche in Italia si cominciasse a capire che i dati sono importanti. Che da dati cattivi si traggono cattive valutazioni. Che sulla cura dei dati si devono incentrare in una prima fase gli sforzi. Che la cura dei dati richiede molto tempo, riflessioni accurate e personale dedicato; l’attività di validazione dei docenti dovrebbe limitarsi solo al riconoscimento delle proprie pubblicazioni, ma la cura e la certificazione dei dati deve essere di chi li gestisce.
Ho fatto la simulazione per le abilitazioni nazionali di 3 SSD del settore 09. Non ho trovato (tranne che in pochissimi casi; parliamo di 200 e passa strutturati contro 3 incertezze per omonimia) alcun problema a trovare i dati che la stesse legge ritiene utili ai fini della valutazione (n. di lavori in ISI e scopus, n. di citazioni e h index). Basta andare su Scopus, cercare il cognome, il nome e l’affiliazione. Per fare questo giochetto per 200 persone ci ho messo solo 3 ore (altre 5 mi sono servite in precedenza per impostare il foglio di calcolo che mi restituisse tutti i dati statistici). Comprendo e capisco che si potrebbe dire che i miei dati sono sicuramente affetti da errore. Verissimo…ma questo vale per tutte e 200 le persone considerate. Il problema, a mio parere, non sono i dati, quanto la volontà a non essere valutati (soprattutto da chi ha fatto poco o nulla). A riprova di ciò, proprio ieri, la presidenza di uno di questi 3 SSD (insieme ad altri 3 firmatari) faceva circolare un documento che proponeva (cito letteralmente) i seguenti punti:

• La misura dell’attività attestata dalle pubblicazioni non può essere meramente quantitativa. A tale scopo potrebbe essere posto un limite(per esempio non più dell’equivalente di tre lavori a nome singolo in un anno) ai lavori pubblicati oltre il quale sono introdotti coefficienti di penalizzazione.

• Dovrebbe essere penalizzata anche la ripetizione delle pubblicazioni in più sedi e con diversi autori, a meno che l’autore dichiari esplicitamente che un lavoro è la ripetizione di un altro con la dicitura bis, tris, etc.

• Il giudizio sul candidato va formulato solo con considerazioni che attengano al merito della produzione. La produttività misurata in forma quantitativa deve costituire solo un’attestazione di operosità nei termini specificati al punto precedente. Tale caratteristica deve costituire una condizione necessaria ma non sufficiente.

• Il candidato dovrà documentare che una parte significativa della sua attività sia attinente a tematiche tecnico-professionali proprie della disciplina che devono essere state affrontate con il dovuto rigore scientifico-metodologico.
Il problema, quindi, è dei dati oppure di chi i dati non li vuole proprio leggere e considerare?
(Fonte: G. Risitano, roars 31-05-2012)