Home 2012 12 Giugno BOLOGNA, COSÌ L'UNIVERSITÀ PIÙ ANTICA AFFRONTA LE SFIDE DELLA MODERNITÀ
BOLOGNA, COSÌ L'UNIVERSITÀ PIÙ ANTICA AFFRONTA LE SFIDE DELLA MODERNITÀ PDF Stampa E-mail

Non c'è un cartello, né un segnale. Ma a un certo punto, camminando per le strette vie del centro di Bologna, proprio dietro le due torri, ci si ritrova all'Università. Un quartiere intero o meglio, il cuore stesso della città. Lo si capisce dai ragazzi che bivaccano sotto i portici ripetendo le lezioni, dai locali aperti tutto il giorno, dagli annunci per le stanze in affitto appesi ai lampioni. Dalla speranza che traspare dagli occhi di chi, anche in tempi bui come questi, pensa che solo la conoscenza possa fermare il declino, e che non bisogna smettere di credere nel futuro.
L'Alma Mater, l'università più antica del mondo occidentale, fondata nel 1088, è anche fisicamente tutt'uno con Bologna. E non potrebbe essere altrimenti visti gli 87 mila iscritti su 380 mila abitanti, i due milioni di euro che i ragazzi ogni giorno spendono in vitto, alloggio e servizi, un'offerta culturale vastissima e tra le più ricche d'Italia garantita anche grazie all'iniziativa degli studenti: oltre 400 eventi l'anno. Un connubio simbolicamente suggellato quest'anno con la consegna dei dottorati di ricerca sul palcoscenico più prestigioso, Piazza Maggiore. Tutto continua come secoli fa, qui all'Alma Mater. Come nel 1088 quando fu fondata, da studenti e per studenti, «non figlia del potere, ma della coscienza morale e della libertà». Il mito dell'universalità della cultura e del sapere è garantito dall'insegnamento di tutte le discipline: ci sono 72 dipartimenti e 33 facoltà (da Architettura a Medicina, da Ingegneria a ovviamente Giurisprudenza). È la prima meta in Italia per gli studenti Erasmus; oltre 5000 studenti stranieri (il 6% del totale), un'attenzione particolare per gli studenti cinesi. Ed è soprattutto l'unica università italiana tra le prime duecento al mondo, secondo il Qs World University rankings del 2011, e non solo per le materie umanistiche dove è tra le prime 50. Ad Alma Mater ci sono anche 39 corsi internazionali di cui 16 tenuti interamente in lingua inglese; tutti gli studenti inoltre seguono un percorso che li porta a sostenere gratuitamente un esame Toefl. Questa è la sfida: coniugare l'ingombrante e potente passato con le sfide della modernità. Essere competitivi e all'avanguardia senza tradire la propria storia. «In fondo lo spirito è sempre lo stesso. Mettere al centro lo studente», spiega il professor Gian Paolo Brizzi, storico modernista e curatore del museo europeo dello studente aperto all'ultimo piano dell'Ateneo, che cerca di rappresentare «l'intonazione che ogni Paese ha dato all'università nel tempo, proprio attraverso i suoi studenti».
Già quattro secoli prima della scoperta dell'America, chi s’iscriveva all’università godeva di un'autonomia particolare, non doveva sottostare alla tutela, né alle leggi, dell'Imperatore: fino al 1500 gli studenti sceglievano uno tra loro perché facesse il Rettore. Gli stranieri laureati arrivarono a essere il 35% del totale. Sul modello di Bologna, nel Medio Evo, le università sono diventate l'autentico luogo della mobilità, dell'internazionalizzazione, della costruzione di una cultura europea. E ancora oggi è così.
«La nostra forza è l'offerta di uno studio generale, in cui i saperi apparentemente più distanti s’incontrano e si mescolano» - spiega il rettore Ivano Dionigi, quasi in controtendenza rispetto alle tendenze attuali. Strumenti diversi che suonano come un'orchestra. È il segreto per cui aumentano le matricole nonostante il calo anagrafico, per cui è facile assistere nello stesso giorno a un convegno sul latino e a una dimostrazione di droni super sofisticati; per cui il merito, tanto invocato ma poco praticato in Italia, risulta essere la priorità.
«Il mio mandato - spiega il Rettore - s’ispira all'articolo 34 della Costituzione italiana secondo il quale i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». Questo si traduce sostanzialmente in tre cose: chi esce dalla maturità con il massimo dei voti non paga le tasse, indipendentemente dal reddito. Ogni anno i 150 più bravi dell'Ateneo ricevono un assegno. Vengono attratti cervelli dall'estero tramite borse di studio da diecimila euro. Ma contemporaneamente e nonostante i numerosi tagli cui è stato sottoposto negli anni il settore, sono stati stanziati 250 mila euro per i più bisognosi, e ci sono programmi di sostegno per chi ha più difficoltà. «Noi non siamo la Normale di Pisa, dove rendiamo fenomeni i pochi già bravissimi - spiega il professor Dionigi Il nostro dovere è di rendere brave quante più persone possibili».
Come farlo con la crisi - e quindi con sempre meno trasferimenti - è il problema. «Dobbiamo lavorare di più, limitare al massimo le spese ed essere in grado di creare un contesto favorevole. Per esempio al personale tecnico-amministrativo, che guadagna poco, l'Università rimborsa l'asilo per i figli, il tragitto casa-lavoro». Petrarca diceva che bisogna avere lo sguardo sia avanti sia indietro. È la forza del nostro Paese che può insegnarlo a tutta Europa. In fondo a Bologna si pratica da 924 anni.
(Fonte: M. Castelnuovo, La Stampa e Le Monde 31-05-2012)