RIFORMA. RALLENTATA DALLE PROROGHE |
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Non ho mai ricevuto tante convocazioni per un Consiglio di Facoltà come da quando non c'è più la Facoltà. Ma non è un'esperienza eccezionale: è la regola. Una regola non scritta con cui gli atenei italiani stanno svuotando le regole scritte nella legge. Applicazioni al ribasso, acrobazie interpretative, proroghe al quadrato, tempi biblici per attuare la riforma. Nell'università italiana vale la più celebre legge della chimica: nulla si crea e (soprattutto) nulla si distrugge. Sta di fatto che la legge 30 dicembre 2010, n. 240, fissava un tempo massimo entro il quale gli atenei avrebbero dovuto correggere i propri statuti, per adeguarli alla nuova disciplina: 29 luglio 2011. Termine puntualmente rispettato soltanto da 4 università su 67 (Tuscia, Piemonte orientale, Ca' Foscari, Magna Graecia). E le altre? Tutte a mendicare una proroga al ministro, che infatti sposta in avanti le lancette di altri tre mesi: 29 ottobre 2011. Ma a fine marzo 2012 solo 33 atenei avevano tagliato i nastri del traguardo; gli altri arrivano, col fiatone, in questi giorni. Perché ogni statuto dev'essere approvato dal ministro, perché il ministro ha avuto spesso da obiettare, perché a loro volta gli organi accademici hanno obiettato alle obiezioni. (Fonte: M. Ainis, Corriere della Sera – Sette 05-05-2012)
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