Home 2012 12 Aprile RICERCA. BUONA MA POCHI FONDI
RICERCA. BUONA MA POCHI FONDI PDF Stampa E-mail
L’Italia è sesta al mondo nella produzione di paper scientifici in tema di medicina, settima nella matematica e ottava nella fisica e nella computer science. Eppure, secondo i dati Ocse, è la trentunesima su 34 paesi quanto a investimenti in ricerca e istruzione avanzata rispetto al Pil. Un paradosso tutto italiano. Secondo Sylos Labini, un ricercatore del Cnr e uno dei fondatori di Roars.it (un nome che sta per return on academic research), questo potrebbe sembrare a prima vista un enorme ritorno sugli investimenti invece si tratta solo di un paradosso: non solo quantità ma anche qualità visto che l’Italia si posiziona bene anche nell’H-index, lo standard internazionale per la valutazione di un singolo ricercatore, un’istituzione o tutte le istituzioni di un paese. Il problema sta nel fatto che gli investimenti sono sotto la media Ocse e che con la Riforma Gelmini diminuirà il numero dei docenti universitari. Sempre Sylos Labini (Cnr) sottolinea che le classifiche sulle migliori università sono discutibili: la prima è, quasi sempre, Harvard. Il budget annuale di Harvard è un ottavo dell’intero finanziamento pubblico della ricerca italiana, visto che i privati latitano. “Negli ultimi due anni – racconta Labini – il 70% dei concorsi del Cnrs (Cnr francese) in fisica e matematica sono stati vinti da italiani. Vanno via i migliori e nessuno viene dall’estero. Il sistema in questo modo è destinato a deperire”.  L’obiettivo di Roars.it, un blog collettivo scritto da docenti e ricercatori universitari, è “dimostrare che nel mondo accademico italiano non è tutto da buttare via e che ci sono grandi sacche di inefficienza: meglio dire gente che non fa niente. Ma che la maggioranza degli scienziati lavora sodo e bene”.
(Fonte: Imprese & Territori de Il Sole 24 Ore, 17-03-2012)