Home 2012 18 Marzo UN APPELLO: L’UNIVERSITÀ CHE VOGLIAMO
UN APPELLO: L’UNIVERSITÀ CHE VOGLIAMO PDF Stampa E-mail

Vogliamo un’università che sia uno strumento per ridurre - con una distribuzione socialmente equa degli oneri universitari - l’immobilità sociale che caratterizza la società italiana e che permetta alle comunità scientifiche un’autonoma rielaborazione dei saperi e una sperimentazione di nuove aggregazioni disciplinari. Che si affronti senza pregiudizi il problema del rapporto tra elaborazione disciplinare (science driven) e mondo del lavoro (society driven). A differenza di quanto avveniva nel modello sovietico di derivazione francese con la separazione tra le accademie e l'università, in Italia il modello universitario è misto e le due funzioni devono convivere a pari dignità; sconcerta il disprezzo che alcuni intellettuali hanno per la funzione occupazionale, posto che gli studenti, che pagano, questo legittimamente esigono. Che si affronti, anche qui rifuggendo dagli slogan, il problema della qualità (che va premiata) e della differenziazione tra atenei, e più ancora tra comunità disciplinari e di ricerca a diverso livello. Vogliamo infine che si affronti in modo serio il problema della valutazione sia del "merito individuale" (reclutamento dei nuovi docenti e carriera dei vecchi), liberandolo dai clientelismi, sia del "merito collegiale", cioè della capacità, da parte dei Dipartimenti e dei Corsi di studio, di operare in funzione di obiettivi unitariamente definiti e perseguiti. Questi sono i temi strategici con cui si deve misurare chi vuole ragionare sull'università, perché gli errori del passato sono evidenti e non vanno riproposti come virtù.
(Fonte: G. Anzellotti, L. Benadusl, S. Beffo, G. Capano, A. Cavalli, F. Esposito, G. Luzzatto, G. Martinotti, A. Messid, L.  Modica, R. Moscati, D. Rizzi, M. Rostan, M. Vaira, Il Manifesto 29-02-2012)