Home 2012 20 Febbraio UNIVERSITÀ DISCRIMINATE? LE OPINIONI DI UN RETTORE
UNIVERSITÀ DISCRIMINATE? LE OPINIONI DI UN RETTORE PDF Stampa E-mail
Attualmente ogni università è considerata 'virtuosa' sulla base del rapporto tra due fattori: il Ffo e il costo del personale, che non deve superare il 90% del Ffo, peraltro negli ultimi anni fortemente ridotto, tanto da condannare molti atenei, incolpevoli, a superare la fatidica soglia. Alle università over 90% sono impedite l'assunzione di altro personale (anche a fronte d’ingenti pensionamenti), l'assegnazione di fondi straordinari come quelli del piano per i professori associati e altre facilitazioni. Poco importa se un’università ha un bilancio sano, non ha debiti e svolge egregiamente le attività di ricerca e di didattica. Si è condannati al blocco! È allo studio del Miur un decreto che modificherà questo rapporto. Dalle prime indiscrezioni sembra che la 'virtù' sarà misurata in base al rapporto, che non dovrà superare l'80%, tra il costo complessivo del personale e le entrate certe, costituite dal Ffo e dalle tasse studentesche, oltre che da eventuali altri contributi di enti pubblici e privati. A fronte di un Ffo progressivamente ridotto e distribuito in maniera iniqua, è evidente che questa misura finirà per premiare quelle università con una tassazione studentesca alta e imporrà a tutti gli atenei di aumentare le tasse, cosa quasi impossibile, oltre che ingiusta, in alcuni contesti sociali. Attualmente la legge fissa massimo al 20% del Ffo l'entità delle entrate dalle tasse studentesche, ma tale limite è stato impunemente superato da molte università, anzi spesso anche premiate nell'assegnazione del Ffo. Cosa prevederà il nuovo decreto in tal senso? Come non tener conto che nelle università italiane statali le tasse mediamente oscillano da un minimo annuo di 250-300 euro a un massimo di 1.500-1.700 euro e che in alcune aree del paese ci sono migliaia di ragazzi che non pagano, giustamente, nemmeno un euro di tasse a causa delle difficili condizioni familiari e che di essi si occupano esclusivamente le università con i propri bilanci senza ricevere il minimo sostegno integrativo statale, pur previsto da una legge del 2001 mai applicata? Come non considerare che in alcune aree fondazioni bancarie, enti locali e imprese possano garantire sostegni altrove impensabili? Come non considerare che, ad esempio nell’università di cui sono rettore, ben l'82% dei laureati sono figli di genitori privi di un titolo di laurea, e di questi addirittura il 38% ha genitori del tutto privi di titoli di studio (rispetto al 25,7% della media nazionale), o, ancora, che il 34% (rispetto al 24,2% della media nazionale) appartiene alla classe operaia? Eppure questa giovane università ha bravi docenti e ricercatori, con una buona produzione scientifica, come emerge da classifiche internazionali, ha intensi rapporti con le imprese, sta facendo nascere società giovanili di spin-off. Insomma, si rischia ancora una volta che quelle università che ricevono dallo Stato meno della metà della quota di finanziamento pubblico per studente rischino di essere ulteriormente penalizzate a causa della bassa incidenza della loro tassazione studentesca.
(Fonte: G. Volpe, rettore dell'Università di Foggia, Il Manifesto 02-02-2012)