Home 2012 30 Gennaio LE UNIVERSITÀ NEI PAESI EMERGENTI
LE UNIVERSITÀ NEI PAESI EMERGENTI PDF Stampa E-mail

In tutto il mondo, la percentuale di abitanti iscritti ai college o alle università è strettamente collegata alla ricchezza del Paese. Negli ultimi anni, nei mercati emergenti come Cina e India il reddito e il tasso d’iscrizione alle università sono cresciuti di pari passo. Questa correlazione non implica necessariamente un rapporto di causalità, ma il fondamento logico della tesi secondo cui una maggiore istruzione incrementa la produttività e la ricchezza è evidente: l'istruzione crea il capitale umano che attiva la crescita economica. È per questo che investire molti più soldi nelle università private potrebbe mettere in moto l'economia globale e garantire grossi ritorni economici.
Le economie emergenti non hanno bisogno della stessa tipologia di capitale umano che producono generalmente le università occidentali; invece di menti eclettiche e versatili, hanno bisogno di laureati specializzati, con un tipo di formazione attinente ai settori in ascesa nei loro Paesi, di solito ingegneria e management. Copiare il modello occidentale è un lusso che i mercati emergenti, con le loro risorse limitate, non si possono permettere. Le università private offrono soprattutto corsi che permettono agli studenti di andare a riempire le caselle professionali richieste dal mercato. Sono inoltre progettate per essere sostenibili e ampliabili: nei mercati emergenti, i college e le università private riescono a finanziare la propria espansione e a investire in qualità per competere con le istituzioni pubbliche. Queste strutture private rappresentano il modo migliore per produrre una forza lavoro qualificata, aumentare l'occupazione, allargare la base dei consumatori e in ultima analisi sostenere la crescita economica.Contemporaneamente, le università private creano enormi opportunità d’investimento che si cominciano a percepire soltanto adesso. Nei mercati emergenti l'istruzione privata è già un settore in espansione e un'industria molto redditizia, con un giro d'affari di svariati miliardi di dollari. In India, ad esempio, i singoli campus hanno degli introiti pari a 150 milioni di dollari, con il 50% di margini di profitto e il 35% di tasso interno di rendimento. In Malaysia l'istruzione universitaria privata è un mercato che vale 2,4 miliardi di dollari, circa 1'1% del Pil del Paese. Fondi di private equity come il cinese Actis e il brasiliano GP Investment hanno delle quote azionarie nelle nuove università private che stanno nascendo in Asia orientale e in America Latina.
Gli investimenti privati nel settore dell'istruzione superiore fanno aumentare le iscrizioni. In Cina, i privati sono riusciti a entrare nel mercato dell'istruzione dal 2001. Le autorità cinesi hanno emanato apposite leggi e creato strutture fiscali e organismi di regolamentazione a sostegno di chi opera nel settore, cinesi e stranieri. In Cina, dal 2000 al 2008 le iscrizioni universitarie sono salite del 21%, mentre, sempre nello stesso periodo, in India (dove le università private sono ufficialmente proibite e gli imprenditori sono costretti a trovare degli escamotage, creando società di management che offrono servizi per le università), sono aumentate solo del 7%. L'istruzione è considerata un prezioso bene sociale da tutti, per questo è essenziale che le istituzioni d’insegnamento rispondano direttamente agli studenti e ai cittadini. Tuttavia, nei Paesi in via di sviluppo, la necessità economica di allargare l'istruzione superiore rende indispensabile che i leader politici, gli educatori e gli investitori collaborino con le istituzioni private per colmare il grande divario globale nel campo dell'istruzione.
(Fonte: Parag Khanna e Karan Khemka, HarvardBusiness 29-02-2012)