Home 2011 27 Dicembre STUDENTI. NELLE RETTE UNA SORTA DI FEDERALISMO ACCADEMICO
STUDENTI. NELLE RETTE UNA SORTA DI FEDERALISMO ACCADEMICO PDF Stampa E-mail
Per puntellare i bilanci messi in difficoltà da un fondo statale che non cresce in tempi di conti pubblici affannati, molti atenei hanno messo mano alle tabelle delle tasse (rette) e, negli ultimi cinque anni, i soldi portati da studenti e famiglie sono cresciuti del 38%, mentre il numero totale degli iscritti è diminuito. Il tutto, però, senza cambiare i meccanismi di base, con rincari che hanno provato a dare ossigeno ai conti ma che spesso sono stati spalmati su quasi tutte le fasce di reddito. Il risultato è una realtà dalle economie variegate, profondamente legata al territorio e ai redditi. Una sorta di federalismo accademico, con le sue peculiarità e i suoi costi specifici. E se già i fondi per le tradizionali attività sono al lumicino c'è da immaginarsi quelli destinati al diritto allo studio o a tutti quei servizi accessori come le mense o le residenze universitarie indispensabili soprattutto per gli studenti fuori sede. Un dato su tutti: lo stanziamento per il diritto allo studio è passato dai 246.459.482 di euro del 2009 ai 25.773.000 del 2012 e ai 12.939.000 del 2013. Peccato, perché sulla carta, il sistema italiano, regioni comprese, offrirebbe anche ai «capaci, meritevoli e privi di mezzi» fondamentalmente l'esonero dalle tasse e le borse di studio. Nella pratica, però, questa forma di aiuto funziona poco e niente considerando che migliaia di studenti ogni anno si sentono dire che sono idonei a ricevere l'assegno, perché rispettano i parametri reddituali e sono in linea con gli esami, ma che la borsa non c'è, perché appunto mancano i fondi.
(Fonte: B. Pacelli, ItaliaOggi 12-12-2011)