Home 2011 7 Dicembre RIFORMA UNIVERSITARIA. DA ACCELERARE
RIFORMA UNIVERSITARIA. DA ACCELERARE PDF Stampa E-mail
La richiesta è quella di accelerare nell'attuazione della legge Gelmini. Non perché sia una legge di straordinaria bellezza (la legge 240 contiene elementi positivi e negativi) ma perché l'Università – che il ministro ben conosce – di tutto ha bisogno in questo momento tranne che di rimanere in mezzo al guado. È un’esigenza pragmatica e di economicità di processo: già troppe energie sono state spese nello sforzo di attuazione della legge in vigore da un anno vuoi che si tratti della riorganizzazione dipartimentale vuoi della stesura di nuovi statuti vuoi della riorganizzazione delle carriere e delle regole di accesso. Mancano tuttavia ancora molti decreti attuativi senza i quali il sistema rimarrà “appeso” all'incoerenza normativa tra vecchie e nuove regole appesantendo ulteriormente la già complessa macchina burocratica e facendo mancare obiettivi. Si pensi solo al dottorato di ricerca. Il terzo livello della formazione accademica. Gli Atenei hanno bisogno di ricominciare a operare in un quadro di stabilità normativa e con tempistiche prevedibili. E veniamo alla proposta. Il sistema della ricerca chiede un segnale forte anche simbolico. Finanzi l'Italia tutti i progetti “Ideas starting grants” presentati da ricercatori presso istituzioni italiane e che non hanno ricevuto il finanziamento dallo European Research Council per esaurimento del fondo. Per quanto mi è dato di sapere, nel 2011, sono stati presentati 573 progetti nel programma di finanziamento riservato ai giovani. Di questi 54 sono stati valutati positivamente ma solo 28 sono stati finanziati. Sono progetti eccellenti che hanno subito un pesante vaglio da referee internazionali. Lo stesso sforzo andrebbe fatto per i progetti Firb giovani “futuro in ricerca” che hanno subito sorte analoga, e, potendo, anche per i progetti Prin 2009 che hanno raggiunto la soglia, ma sono stati finanziati solo in parte. Finanziando “i bravi esclusi” non solo si attiverebbe con effetto immediato un’ondata di ricerca di qualità in tutti i campi, ma si manderebbe un forte segnale d’incoraggiamento ai gruppi di ricerca e ai singoli perché s’impegnino ancor di più nella presentazione di progetti nella seconda parte del Fp7.
(Fonte: F. Braga, Il Sole 24 Ore 26-11-2011)