Home 2011 7 Dicembre VALUTAZIONE DELLA RICERCA. ACCORGIMENTI PER MIGLIORARE IL METODO BIBLIOMETRICO
VALUTAZIONE DELLA RICERCA. ACCORGIMENTI PER MIGLIORARE IL METODO BIBLIOMETRICO PDF Stampa E-mail
Se si vuole andare verso un sistema universitario che funzioni davvero, occorre anche mettere in campo un sistema di valutazione efficace. Il tema tocca due diversi aspetti: la valutazione della ricerca, che porta ad assegnare fondi alle università e ai singoli ricercatori, il reclutamento del personale accademico. La questione sollevata da Menegatti (nell’ultimo numero di www.nelmerito.com è che occorre – come sta facendo di recente l’ANVUR - dare una preferenza (valutazione superiore) alle pubblicazioni dei ricercatori su riviste scientifiche qualificate, cioè a dire su quelle riviste che rispondono a certi requisiti di qualità e di cui è stata valutata la rilevanza all’interno del dibattito scientifico (cosa che è possibile fare ricorrendo a indici bibliometrici). L’impostazione è da condividere e rappresenta una strada obbligata che necessita però di alcuni accorgimenti per renderne efficace il funzionamento. Una valutazione oggettiva è complicata e un meccanismo premiale automatico può essere discutibile. Il secondo problema è che anche su riviste importanti possono essere collocati articoli di scarso valore, il processo di selezione dei contributi è sì severo come dice Menegatti ma non esclude il fenomeno della ‘‘pubblicazione degli articoli degli amici’’ e di articoli su argomenti di moda. L’adozione di un puro criterio meccanico può portare a risultati non sempre soddisfacenti ed è soprattutto illusorio che esista in modo oggettivo. Queste critiche sono importanti ma non sono sufficienti a buttare via il principio che sta alla base dell’impostazione. Basta ricorrere a qualche accorgimento. Principalmente due. Non introdurre un automatismo stretto soprattutto per quanto riguarda il reclutamento – che deve essere lasciato all’autonomia della commissione e delle università che si assumono le responsabilità – e introdurre una soglia non troppo severa di accettabilità (pubblicazioni con referaggio o censite da una o più banche dati) sopra il quale la valutazione è rimessa nella sfera dell’autonomia. Insomma occorre stare attenti nel disegnare un meccanismo di valutazione/incentivo molto raffinato stringente che – nel caso di malfunzionamento – può dare pessimi risultati. Le soglie, le sedi di collocazione editoriale devono essere condivise con gli ambiti scientifici per renderle efficaci assicurando un certo grado di selettività. Quanto alla valutazione della ricerca si può forse essere più stringenti. La seconda indicazione è che occorre trovare un giusto mix tra criteri oggettivi di valutazione e assunzione di responsabilità da parte di chi effettuerà la valutazione, altrimenti si rischia di cadere nella deresponsabilizzazione con risultati assai negativi. D’altro canto la riforma dell’università va proprio in questa direzione: coniugare il binomio valutazione-autonomia. Il diavolo sta nei dettagli: imporre dall’alto criteri di valutazione stringenti potrebbe essere complicato e inefficace, occorre quindi lavorare anche sull’innalzamento della cultura della valutazione e della responsabilità a tutti i livelli. Si tratta di agire sulla cultura e sulle istituzioni che governano il sistema universitario, solo così si giungerà a premiare davvero il merito.
(Fonte: E. Barucci, www.nelmerito.com 25-11-2011)