Home 2011 7 Dicembre CONTRIBUTI STUDENTESCHI. PERCHÉ SPESSO SUPERANO IL LIMITE DI LEGGE
CONTRIBUTI STUDENTESCHI. PERCHÉ SPESSO SUPERANO IL LIMITE DI LEGGE PDF Stampa E-mail
Il 55% degli atenei statali italiani, in pratica, ha superato il limite di legge (lo impone l'articolo 5 del Dpr 306/1997) che impedisce alle università pubbliche di raccogliere dai contributi studenteschi una somma superiore al 20 per cento dell'assegno erogato ogni anno dallo Stato sotto forma di fondo di finanziamento ordinario (Ffo). Alla base del problema ci sono due fenomeni: l'aumento negli anni dei costi fissi delle università e il braccio di ferro continuo sul finanziamento statale, che dopo anni di crescita si è fermato e dal 2009 ha cominciato a ridursi, al punto che l'assegno statale viene ormai praticamente assorbito da-gli stipendi a docenti e personale tecnico. Per ovviare al problema, gli atenei hanno appesantito il conto degli studenti: nel 2010 lo studente medio ha pagato 1425 euro, con un aumento de138,2% rispetto a cinque anni prima, con picchi come quelli di Siena e Lecce, dove l'aumento dei contributi per studente nello stesso periodo ha superato il 90 per cento. In molti atenei, però, queste dinamiche hanno fatto saltare il rapporto fra contributi e finanziamento ordinario, nella speranza che nessuno si ricordasse della vecchia regola del '97. In prospettiva, la situazione non può che peggiorare. Nel 2011 l'assegno statale è stato alleggerito del 3,8 per cento, e per l'anno prossimo è in programma una sforbiciata ulteriore dl 5,5 per cento (si arriverebbe sotto i 6,6 miliardi): assottigliandosi il denominatore, il numero degli atenei fuori norma non può che aumentare, visto che già nel 2010 altri sei atenei hanno chiesto agli studenti una cifra compresa fra il 19 e il 20% del fondo ordinario. I numeri, insomma, confermano l'urgenza di rimettere mano a una norma che così concepita ha poco senso, anche perché una quota dei contributi è "restituita" agli studenti sotto forma d’interventi per il diritto allo studio.
(Fonte: G. Trovati, Il Sole 24 Ore 22-11-2011)