Home 2011 1 Novembre Abilitazione scientifica nazionale. Valutazione dei candidati. Perplessità sulle proposte dell’ANVUR
Abilitazione scientifica nazionale. Valutazione dei candidati. Perplessità sulle proposte dell’ANVUR PDF Stampa E-mail

Il 22 giugno l’Agenzia di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) ha reso noto un documento di “criteri e parametri” per la valutazione dei candidati che intendano accedere (non si sa quando) ai ruoli di professore universitario, salvo poi pubblicarne un mese dopo, il 25 luglio, un secondo che intendeva recepire le critiche venute da più parti (http://www.anvur.org/?q=lista-documenti). Alla base della proposta ANVUR c’è un criterio statistico: il singolo ricercatore per accedere alla valutazione da parte di una commissione per diventare associato (o ordinario) deve avere una produzione scientifica superiore alla mediana di quella degli associati (o ordinari) del settore per cui chiede l’abilitazione. La mediana è calcolata, con differenze tra i settori tecnico-scientifici, da un lato, e umanistici dall’altro, utilizzando esclusivamente indicatori bibliometrici, cioè il numero di pubblicazioni e di citazioni di queste.
Il 17 gennaio di quest’anno l’Accademia delle Scienze francese ha presentato un rapporto (pdf) in cui evidenzia i limiti e i pericoli dell’utilizzo dei meri indicatori bibliometrici, notando come molti validi ricercatori, compresi premi Nobel, hanno indicatori quantitativi di valore basso. Giustamente l’Accademia francese mette in evidenza come gli indicatori bibliometrici “non hanno valore intrinseco” ma vanno opportunamente pesati tenendo conto, per esempio, dell’età dei ricercatori. Nonostante quanto sostenuto dal presidente dell’ANVUR in un recente articolo apparso sul “Corriere della Sera”, il rigido criterio della mediana privilegia i vecchi e/o i furbi, non i giovani appassionati alla ricerca. Privilegia le ricerche alla moda e non le nuove ricerche, che naturalmente hanno più difficoltà a essere accettate velocemente dalle riviste e spesso, nell’immediato, hanno meno citazioni. Indicazioni per certi versi simili a quelle dell’Accademia francese vengono da un documento del 21 luglio del Dipartimento Generale per l’Innovazione e la Ricerca dell’Unione Europea (“Du bon usage de la bibliometrie pour l'évaluation individuelle des chercheurs” http://www.academie-sciences.fr/activite/rapport/avis170111.pdf) che descrive, per ognuno dei quattro livelli individuati (riconducibili ai nostri “dottorando”, “ricercatore”, “associato”, “ordinario”), le competenze (che per noi sono i “requisiti di ammissione”) senza rigidità.
Altra cosa è utilizzare indicatori bibliometrici e la statistica nelle valutazioni di grandi strutture (Atenei, Centri di Ricerca, gruppi di Dipartimenti, Facoltà o Scuole). Perché l’ANVUR non è partita da qui? Sarebbe stato un vincolo non da poco al reclutamento dei singoli, responsabilizzando le commissioni a scegliere sulla base del merito. Non solo quello attestato, più o meno discutibilmente, da indicatori quantitativi, ma quello che richiede uno sforzo di analisi dei lavori per prevedere i potenziali sviluppi nel futuro sulla base della qualità delle ricerche svolte, della loro originalità e della loro autonomia. Proprio quello sforzo che ha permesso in passato e permette oggi in altri Paesi il reclutamento in base al merito. Infatti, né l’Unione Europea né i Paesi con cui ci confrontiamo si sono mai sognati di adottare criteri simili a quelli proposti dall’ANVUR.
(Fonte: www.scienzainrete.it 13-10-2011)