Home 2011 1 Novembre Riforma del dottorato. La formazione di scuole d’eccellenza
Riforma del dottorato. La formazione di scuole d’eccellenza PDF Stampa E-mail

La riforma del dottorato che il MIUR ha predisposto e su cui sta raccogliendo i prescritti pareri appare un po' timida, se rapportata al dibattito internazionale. Mi concentrerò su un solo punto critico. Una formazione dottorale più strutturata e di qualità di quella attuale può essere offerta solo in ambienti scientifici di livello internazionale, dotati di risorse adeguate, capaci di attrarre (e di trattenere) i migliori talenti con incentivi sia economici sia di reputazione. Per questo in tutta Europa si punta a selezionare in ciascuna macroarea (Fisica, Economia, eccetera) poche grandi scuole di dottorato competitive a livello internazionale e a concentrare in queste le risorse, secondo il principio che non tutte le università possono offrire formazione dottorale in tutte le aree. La riforma del ministero va nella giusta direzione rispetto a questo obiettivo ma potrebbe mostrare più coraggio. Non è sufficiente richiedere che vi siano almeno 18 docenti nel collegio di dottorato e 6 posti finanziati in ciascun ciclo, per superare la frammentazione che rende difficile l'emergere di scuole di eccellenza in Italia. Soprattutto, la riforma non spinge con forza nella direzione in cui vanno i dottorati europei, che sono incentivati a raggrupparsi appunto in Scuole per favorire lo scambio interdisciplinare e per consentire una certa autonomia operativa e anche finanziaria.
Anche nella formazione alla ricerca, per diventare competitiva l'Italia deve non solo investire molto di più ma investire in modo più selettivo; e questa riforma potrebbe osare di più in tale direzione.
(Fonte: M. Regini, Corsera 25-10-2011)