Valutazione. Necessaria una norma generale |
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Due semplici concetti: chi aspira a una data posizione accademica deve avere requisiti almeno pari a quelli della metà superiore di coloro che già la occupano, garantendo così nel tempo il miglioramento della qualità media; chi si propone come «commissario» deve essere non inferiore a coloro che dovrà valutare. Per stabilire il possesso dei requisiti, si fa riferimento alle due procedure utilizzate nelle università di tutto il mondo, e cioè gli indicatori bibliometrici (numero delle pubblicazioni, numero di volte in cui sono state citate, continuità della produzione scientifica…) e il giudizio dei pari, che pur prendendo in considerazione le stesse variabili (su cos’altro dovrebbe fondarsi un giudizio di merito?), qualifica i riferimenti quantitativi, considerati non del tutto affidabili, soprattutto nei settori delle scienze umane e sociali. Si sono quasi immediatamente costituiti gli schieramenti contrapposti dei «quantitativi» e dei «qualitativi». Questi ultimi, in un clima da «pietà l’è morta», denunciano la scomparsa di criteri come la passione per la ricerca, la sopravvalutazione degli aspetti internazionali, e ancora, la meccanicità di criteri e indicatori che, nati in ambito tecnico-scientifico, sono di difficile applicazione in ambito umanistico e sociale. Verissimo: nessuno auspica che siano applicati degli automatismi riduttivi. Ma una norma generale che vogliamo serva a migliorare il sistema universitario non può essere disegnata sui casi eccezionali. È possibile che l’utilizzo degli indicatori lasci fuori un ottimo studioso «di nicchia», ma per contro riduce l’accesso di molti non meritevoli. È probabile che le più diffuse banche dati di indicatori bibliografici presentino dei limiti, ma la soluzione è che gli accademici italiani si diano da fare per costruirne di più affidabili, cosa che in verità molte società scientifiche stanno già facendo. Non si può sostenere la (in)validità di uno solo dei due sistemi senza tenere presenti anche i limiti dell’altro, ed esiste una corposa letteratura scientifica in merito. Intendiamoci: le commissioni sono e restano sovrane. Se riterranno di assegnare l’abilitazione scientifica a un docente che non ha i requisiti richiesti potranno farlo, ma dovranno motivare la loro scelta. (Fonte: S. Fantoni, Corsera 21-09-2011)
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