Home 2011 7 Ottobre Valutazione. Gli indicatori più utilizzati per misurare la produttività scientifica
Valutazione. Gli indicatori più utilizzati per misurare la produttività scientifica PDF Stampa E-mail

Intervista a Emanuela Reale, dell’Istituto di ricerca sull’impresa e lo sviluppo (CERIS) del CNR e chair della conferenza ENID (European Network of Indicators Designers) svoltasi a Roma.
Quali sono, oggi, gli indicatori più utilizzati per misurare la produttività scientifica europea?“I cosiddetti indicatori macro: la spesa per la ricerca sul Prodotto interno lordo, il numero di articoli scientifici pubblicati dai ricercatori rispetto al numero di abitanti di un paese, o il numero di pubblicazioni per ricercatore, per fare degli esempi. Questo tipo di indici può funzionare per valutare il posizionamento in ricerca e sviluppo di un paese, ma non possono essere utilizzati per valutare la produttività a livello delle singole istituzioni, o addirittura a livello di singoli programmi di ricerca”.E quali sono, secondo lei, quelli che dovrebbero essere ripensati?
“Uno degli aspetti da rivedere è quello dell’internazionalizzazione dei ricercatori, ovvero il movimento degli scienziati all’interno dell’Unione Europea e verso l’estero. Questo è un indicatore che in un certo senso penalizza l’Italia. Mi spiego. Se si considera la produttività in termini di articoli per singolo ricercatore, i valori del nostro paese sono abbastanza buoni, anche se è bene sottolineare che in genere si tratta di una produttività concentrata in pochi gruppi. Lo scenario, però, cambia molto se consideriamo il numero di articoli per abitanti. In questo caso, infatti, l’Italia è dietro al resto d’Europa, dove in media ci sono 6,1 ricercatori ogni mille lavoratori, contro i 3,8 che abbiamo in Italia. Un indicatore che tenga conto dell’internazionalizzazione potrebbe modificare questo scenario, considerando che i nostri scienziati si muovono molto verso altri paesi. Purtroppo la situazione è asimmetrica: pochi sono i cervelli che arrivano nel nostro paese”.
Quali altri indicatori sono stati discussi nel corso dei lavori?
"La conferenza ha posto l’accento anche sull’importanza di valutare il contributo delle collaborazioni tra pubblico e privato, per capire quanto gli indicatori bibliometrici di pubblicazioni di questo tipo siano effettivamente rappresentativi della collaborazione medesima. Questo è particolarmente importante per le agenzie finanziarie, perché consente loro di capire l’effetto di alcuni programmi di finanziamento che hanno avviato, sia che riguardino un prodotto o un progetto di ricerca. Infine sono stati analizzati i sistemi per valutare il prestigio delle università, i cosiddetti university rankings e nuovi approcci per riconoscere la produttività scientifica dei piccoli paesi”.
Come vengono recepite le innovazioni in materia di indicatori della produttività scientifica?
“Prima che un nuovo indicatore sia accolto e applicato, è necessario che superi diverse fasi: una serie di test, per capire se può essere compatibile con altri valori di produttività scientifica e se è in grado di riflettere il fenomeno per cui deve essere utilizzato. Solo dopo può essere applicato; di solito, la prima a farlo è l’Unione Europea, poi a cascata, i diversi governi”.
(Fonte A.L. Bonfranceschi, galileonet.it 09-09-2011)