Home 2011 25 Luglio La “dittatura” dei parametri bibliometrici
La “dittatura” dei parametri bibliometrici PDF Stampa E-mail
In Italia arriviamo per ultimi nella valutazione istituzionale della ricerca e dobbiamo definire i requisiti minimi nelle idoneità nazionali per diventare professore universitario, come previsto dalla nuova legge di riforma. Dovrebbe essere l’occasione per procedere con i piedi di piombo. È quel che ha fatto il Consiglio Universitario Nazionale (CUN) in un documento molto apprezzabile che, pur con qualche squilibrio tra i vari settori, avanza proposte argomentate con serietà culturale. Invece, l’Agenzia per la valutazione dell’università e della ricerca (ANVUR) di recente istituzione alza una barriera tra settori scientifici e umanistici. Ai primi riserva la più piatta ortodossia bibliometrica, senza tenere in alcun conto le forti critiche che provengono proprio da questi settori. Per le scienze umane, trattate come una "riserva indiana", si avanzano proposte imbarazzanti. Per esempio, si introduce l’assurda categoria degli editori internazionali e nazionali: una monografia pubblicata presso i primi vale tre volte una monografia pubblicata presso i secondi. Cos’è un editore internazionale? Se trattasi di una multinazionale dell’editoria, ve ne sono poche e non tutte prestigiose. Altrimenti anche le case editrici accademiche americane più prestigiose sono "nazionali". In realtà la domanda è retorica: sappiamo bene che, in conformità a un consolidato provincialismo all’italiana, "internazionale" vuol dire "estero", e "nazionale" "italiano". Per cui, un libro pubblicato presso un’infima casa editrice estera vale assai di più (secondo l’Anvur 3 volte) di un libro pubblicato da un prestigioso editore italiano. Potrà accadere che un libro pubblicato presso un ottimo editore “nazionale” passi dalla quotazione 1 alla quotazione 3 se si riuscirà a farlo tradurre da un editore “internazionale”, sia pure di infimo livello. Si può ricordare la vicenda del matematico italiano Ennio De Giorgi – uno dei massimi matematici del Novecento – che, nel 1957, risolse prima e meglio di John Nash (il celebre “Beautiful Mind”) il difficilissimo 19° problema di Hilbert. Il suo lavoro fu pubblicato nelle Memorie dell’Accademia delle Scienze di Torino, in italiano come tutti i lavori di De Giorgi. Un professore del Courant Institute di New York, nel segnalare il lavoro di De Giorgi, definì le Memorie – ovvero la rivista in cui pubblicava Lagrange, uno dei più grandi matematici di tutti i tempi – come "la rivista più oscura che si possa immaginare". Oggi, la dittatura dei parametri bibliometrici spazzerebbe via De Giorgi nella valutazione dei requisiti minimi per diventare professore associato, senza neanche leggere il suo lavoro, che da solo dovrebbe bastare a diventare ordinario ed emerito.
(Fonte: G. Israel, Il Messaggero 11-07-2011)