Un trasferimento "regressivo" di reddito i fondi pubblici che finanziano l’università? |
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I fondi pubblici con cui oggi l'università è finanziata rappresentano un trasferimento "regressivo" di reddito, dai più poveri ai più ricchi. Questa affermazione non è ovvia ed è apparentemente controintuitiva, quindi la giustifico in dettaglio. Tralasciamo per un momento le tasse universitarie, e supponiamo che l'università sia per intero finanziata dallo Stato, cioè dalle imposte. Tenendo conto della progressività della tassazione, coloro che percepiscono redditi fino a 40 mila euro lordi l'anno pagano circa il 54% del totale dell'imposta sul reddito (dati Dipartimento delle Finanze, relativi al 2008). In prima approssimazione, quindi, questi contribuenti finanziano con le loro tasse il 54% dei 7 miliardi di trasferimenti che l'università riceve ogni anno dallo Stato (pagano cioè all'università circa 3,8 miliardi ogni anno). Ma quale percentuale di studenti universitari proviene da famiglie con un reddito annuo lordo entro i 40 mila euro? Secondo i dati dell'indagine Banca d'Italia sul reddito e la ricchezza del 2008, solo il 25%. Questo vuol dire che queste famiglie ricevono (indirettamente, per il servizio di cui usufruiscono) il 25% dei 7 miliardi erogati dallo Stato all'università, circa 1,8 miliardi. Di fatto, quindi, queste famiglie trasferiscono circa 2 miliardi l'anno (i 3,8 che pagano meno gli 1,8 che ricevono) alle famiglie con reddito superiore ai 40 mila euro. Le tasse universitarie, per le quali le famiglie più ricche pagano di più, vanno nella direzione opposta, a compensare questa anomalia; ma solo in piccola parte, visto che oggi le tasse universitarie coprono (per legge) meno del 20% del costo totale dell'università. L'idea quindi di far pagare una frazione maggiore del costo dell'università a chi la frequenta, differenziando naturalmente per reddito familiare, lungi dal rappresentare un attentato al diritto allo studio per i meno abbienti è il modo per evitare che siano questi ultimi a pagare l'università ai più ricchi, come oggi succede. (Fonte: D. Terlizzese, lavoce.info 06-07-2011)
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