Il nuovo statuto dell’Unibo |
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Il voto finale sarà il 26 o 27 luglio. Con alcune novità rilevanti, come il rettore in carica per soli sei anni, il diritto al voto per gli amministrativi che, con un "peso" del 15% potranno votare per il rettore; altre innovazioni, invece, come la composizione degli organi accademici, seguono per lo più i dettami della legge Gelmini. Il Senato accademico diventerà una sorta di parlamento dell'università, il consiglio di amministrazione, dove il rettore ha tenuto la barra su consiglieri scelti per competenze, attraverso curricula, ed eletti in Senato (salta dunque la rappresentanza in questo organo), sarà il consiglio dei ministri. Infine, il multicampus: nonostante i timori dei romagnoli viene confermata la struttura dell'università di Bologna su più sedi. Il decentramento resiste, mentre altri Atenei emiliani come Parma e Modena guardano alla possibilità di accordi federali, Bologna continuerà a guardare al mare per il suo sviluppo, con la possibilità di siglare accordi con la Regione su ricerca e servizi: al centro la tradizione, nelle sedi decentrate i nuovi saperi e le nuove professioni è l'ipotesi del rettore. La Romagna perde le otto Facoltà, ma nasceranno quattro Dipartimenti autonomi o federati. Il rettore Ivano Dionigi ha chiarito i punti più caldi, accettando di accogliere osservazioni e proposte di modifiche avanzate dai presidi. Tra queste, il difficile equilibrio sul multicampus, la rappresentanza delle donne, una maggiore definizione del ruolo dei direttori dei nuovi dipartimenti e dei presidenti delle nuove Scuole o Facoltà. Nuovi organi sono poi due consulte, quella del personale tecnico e amministrativo (che entra in Senato nonostante non sia previsto dalla legge Gelmini, ma rimane fuori dal Cda) e quella dei "sostenitori", convocata almeno due volte all'anno dal rettore: soggetti e istituzioni che concorreranno a promuovere le attività scientifiche e formative. (Fonte: I. Venturi, La Repubblica Bologna 15-07-2011)
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