I poli romagnoli dell’Unibo chiedono rappresentanza nel CdA |
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La modifica dello Statuto delle Università statali, quindi anche dell'Ateneo bolognese da cui dipendono le sedi universitarie decentrate romagnole, con una nuova organizzazione nella gestione, nella didattica e nella ricerca, dovrà essere ultimata entro il 29 luglio p.v. La bozza presentata dal Rettore dell'Università di Bologna prevede, in linea con le indicazioni ex lege, una profonda riorganizzazione, assegnando centralità per le funzioni di didattica e di ricerca ai Dipartimenti e attribuendo al riformato CDA le funzioni di indirizzo strategico e di gestione. Secondo la bozza di Statuto, i Dipartimenti saranno dimezzati, da 70 a circa 35, e le Scuole/Facoltà si ridurranno da 23 a 11, con accorpamenti e fusioni. Per i Poli universitari romagnoli si ipotizzano, sebbene non esplicitato nella bozza di Statuto, quattro Dipartimenti: Architettura e Ingegneria (a Cesena e a Bologna), Wellness (a Rimini), Lingue moderne per Interpreti e Traduttori (a Forlì), Conservazione dei Beni Culturali (a Ravenna), mantenendo, comunque, nei Corsi di laurea l'attuale offerta didattica. La bozza di Statuto è insidiosa per la realtà universitaria romagnola, non prevedendo formalmente un rappresentante degli Enti di sostegno romagnoli (Flaminia, SerInAr e UniRimini) nel CDA d'Ateneo, malgrado il ruolo determinante da essi esercitato per lo sviluppo dell'Università in Romagna, e non prevedendo un vincolo al radicamento territoriale per il personale docente, indispensabile per la qualità della didattica e della ricerca. Ora va difeso l'insediamento universitario in Romagna, nella storica e per il momento ineludibile mancanza di autonomia dall'Ateneo bolognese, inserendo con emendamenti alla bozza di Statuto una rappresentanza degli Enti di sostegno romagnoli nel nuovo CDA d'Ateneo e vincolando formalmente il personale docente al radicamento territoriale. (Fonte: ravennanotizie.it 21-07-2011)
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