Abolizione valore legale delle lauree. La proposta di un deputato del PDL |
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“Il valore legale della laurea sancisce un’uguaglianza che però non è sostanziale. Il problema è che le università preparano in maniera diversa, ma la legge afferma che tutti sono preparati in maniera eguale”. Così Fabio Garagnani, deputato del Pdl. Secondo Garagnani quindi, il valore legale della laurea mette tutti i laureati sullo stesso piano, mortificando le qualità dei più bravi ed anche ostacolando una “concorrenza virtuosa” fra atenei, schiacciando verso il basso l’offerta formativa. Così lancia una proposta di legge con la quale delega il governo a cambiare aspetto e funzioni della laurea, così da ottimizzare la gestione delle risorse, ed eliminare sprechi e distorsioni. In Italia la laurea non è un semplice titolo accademico, ma un vero e proprio certificato pubblico, che consente la partecipazione a concorsi o l’esercizio di determinate professioni e il valore legale della laurea mette ovviamente tutti i “Dottori” sullo stesso piano. L’esponente del centrodestra è convinto che i giovani studenti siano portati a pensare che in qualunque università investano le proprie risorse, le possibilità d’impiego successive alla laurea siano le medesime. In realtà questo potrebbe valere per la pubblica amministrazione, ma non è valido per il settore privato che, attraverso i ranking internazionali, conosce bene il differente valore delle università. Quindi il punto è che le università preparano in maniera diversa gli studenti e questa diversità deve avere un valore che oggi non è riconosciuto in quanto esiste una forzata parificazione del titolo rilasciato da diversi atenei, a prescindere dal contenuto formativo che sta dietro quel titolo. La commissione istruzione del Senato starebbe studiando gli effetti legati all’eventuale abolizione del valore legale della laurea e in proposito sono stati consultati la Crui, Confindustria e il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, sindacati ed associazioni di categoria. Nessuno sa se la proposta avrà seguiti concreti, al momento sarebbero contrarie 10 sigle sindacali e la conferenza dei Rettori avrebbe manifestato alcune perplessità sulle conseguenze che l’eventuale abolizione potrebbe avere sulla classificazione degli atenei. Ma forse queste problematiche potrebbero essere momentaneamente messe da parte, rispetto a quelle più impellenti che l’università è costretta ad affrontare. (Fonte: G. Migliola, controcampus.it 16-06-2011)
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