Home 2011 28 Marzo Fondo di finanziamento e blocco delle assunzioni
Fondo di finanziamento e blocco delle assunzioni PDF Stampa E-mail

Sul reclutamento la spada di Damocle più minacciosa è quella del tetto alle spese di personale, che bloccano qualsiasi nuovo ingresso (di docenti o amministrativi) nelle università che dedicano alle buste paga più del 90% del fondo ordinario. Finora il problema è stato marginale, nel 2009 sono stati in sette gli atenei fuori regola, ma il peggioramento dei conti accademici e la dinamica "naturale" dei costi del personale complicano la questione: un rapido censimento fra le università mostra che nel 2010 le sedi condannate al blocca-assunzioni sono balzate a 16, in un gruppo che abbraccia anche università di primo piano come Roma Tor Vergata, Modena-Reggio Emilia, Bari e Trieste (l'elenco completo nella scheda riportata sotto). Uno sforamento di massa, nonostante la fuga dalle cattedre partita per evitare la tagliola della liquidazione a rate, che ha portato a 4mila i pensionamenti cancellando retribuzioni per 600 milioni. Nel 2011, però, le uscite torneranno a livelli fisiologici, e anche se il blocco degli scatti fermerà l'aumento del peso delle buste paga c'è un altro fattore che rischia di trasformarsi in una batosta per la contabilità accademica: il decreto milleproroghe, per la prima volta, non ha confermato gli "sconti" che permettevano di calcolare solo per due terzi i costi del personale convenzionato con il servizio sanitario. Sembra un tecnicismo, ma da sola questa novità è in grado di raddoppiare il numero degli atenei con i concorsi congelati. Inoltre per evitare di colpire troppo le università con le performance più modeste, è stata introdotta una clausola che ha impedito di assottigliare la quota destinata a ogni ateneo di più del 5,5% rispetto l’anno prima. Una clausola di questo tipo costa, e per finanziarla il ministero ha dovuto azzerare le risorse destinate agli atenei sottofinanziati (è la cosiddetta "accelerazione del riequilibrio" ), cioè quelli che ricevono meno di quanto meriterebbero in base alle performance. La scelta (compiuta senza tener conto di quanto previsto dal Patto per l'università 2007-2010) è arrivata nelle stesse settimane in cui si approvava la riforma Gelmini, che da quest'anno impone di destinare alle "sottofinanziate" almeno l'1,5% del fondo ordinario.
(Fonte: G. Trovati, Il Sole 24 Ore 28-03-2011)

Sedi fuori regola

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