Home 2011 28 Marzo Il finanziamento delle università in USA, Europa e Italia
Il finanziamento delle università in USA, Europa e Italia PDF Stampa E-mail

Una comparazione tra le entrate delle università di ricerca americane e quelle italiane (tenendo presente che in queste ultime non esiste la distinzione tra le università di ricerca e non di ricerca, come negli USA, sicché esse possono essere tutte considerate “di ricerca” in quanto tutte ricevono finanziamenti a tale fine) mostra che le entrate di fonte pubblica (Stato ed enti pubblici) nelle università statali ammontano complessivamente al 59%, di contro al 31% degli USA. Tuttavia tale dislivello è in parte colmato dal fatto che sono di provenienza pubblica anche il 22% dei finanziamenti per contratti di ricerca, arrivando così al 53%, laddove, in Italia quest’ultima voce è solo un misero 3,6%, arrivando il totale al 62,6%: una differenza percentuale a favore dell’Italia di poco meno del 10%. Tuttavia tali dati, per essere apprezzati nella loro reale portata, devono essere contestualizzati alla diversa realtà rappresentata dagli USA rispetto a quella conosciuta dalle università europee. Da un recente rapporto pubblicato a cura della European University Association apprendiamo, infatti, che nei 27 paesi che fanno parte dell’UE il finanziamento delle università è per il 72,8% pubblico e il 9,1% proviene dalle tasse studentesche. I finanziamenti che provengono dai contratti (di ricerca e consulenza) col settore degli affari ammontano solo al 6,5% cui deve essere aggiunto un 4,5% di fondi filantropici; in tutto l’11%. Come si vede, le entrate pubbliche delle università italiane sono di gran lunga inferiori a quella della media europea, mentre le entrate derivanti dalle tasse studentesche sono nelle università statali il 7,8%, inferiore alla media europea. Bisogna notare che una consistente quota (più di 1/3) delle entrate delle università statali italiane è rappresentata dalle attività istituzionali, che comprendono la vendita di beni e servizi, i redditi e proventi patrimoniali e le entrate per alienazione; insomma, non si può dire che le università italiane abbiano solo avuto il piatto in mano per chiedere i finanziamenti statali, ma si sono date da fare per incrementare le proprie entrate in maniera autonoma, ponendosi all’avanguardia in Europa e a livello quasi americano. Se aggreghiamo i dati in tre sole voci (entrate pubbliche di varia natura, entrate private, proventi da attività istituzionali autonome), risulta un quadro assai interessante, in quanto l’università italiana statale è al disotto della media europea per i finanziamenti pubblici ricevuti (sia come FFO sia per ricerca), come si vede dalla figura.
(Fonte: Blog di F. Coniglione 24-03-2011)