La riduzione del finanziamento pubblico e la sua distribuzione meritocratica agli atenei |
Dieci giorni prima del termine dell’esercizio 2010, il ministro Gelmini ha firmato il decreto ministeriale per la ripartizione del Ffo agli atenei per quello stesso anno. Il documento, oltre a sancire la diminuzione del Fondo di finanziamento ordinario, ha indicato i criteri utilizzati per allocare le risorse pubbliche alle università statali. Per il secondo anno di seguito è evidente che a un meccanismo potenzialmente in grado di creare differenziazione nel finanziamento, si sovrappone la preoccupazione ministeriale di non creare effetti devastanti sui magri bilanci degli atenei, in molti casi ormai vicini alla fatidica quota del 90 per cento della spesa per il personale. Infatti, il decreto ministeriale contiene una duplice misura compensativa, che non consente ad alcun ateneo né di avere variazioni in aumento rispetto al Ffo 2009, né contrazioni superiori al 5,5 per cento. Per effetto di queste misure, a valle della ripartizione della quota premiale, l’Università di Messina ha ricevuto una compensazione in aumento di 6.449.706 euro (il 3,9 per cento della sua assegnazione) e il Politecnico di Torino è stato privato di 3.344.551 euro (il 2,8 per cento della sua assegnazione). Sulla base di questo quadro, è possibile valutare le differenze con la riparazione del Ffo 2009. Pur collocandosi in sostanziale continuità con l’esercizio precedente, l’allocazione 2010 presenta tre elementi di discontinuità. Anzitutto cresce la quota premiale, che è aumentata dal 7,2 per cento al 10,29 per cento (e si contrae in modo più che proporzionale la quota ripartita su base storica, che è scesa dall'87 all'80 per cento). In secondo luogo, mutano parzialmente gli indicatori utilizzati: per quanto riguarda la didattica, al posto dei cinque presenti nel 2009, ne sono utilizzati due nuovi, di cui il primo penalizza la presenza di studenti cosiddetti “silenti” (che cioè non sostengono alcun esame), mentre il secondo accorpa due criteri preesistenti relativi alla velocità di carriera; esce invece dalla valutazione degli atenei criteri concernenti la presenza di valutazione da parte degli studenti e relativi all’occupabilità dei laureati. Per quanto riguarda la componente della ricerca, si riduce il peso degli indicatori relativi della valutazione CIVR 2001-03 e all’attrattività di finanziamenti europei, mentre si attribuisce più peso alle domande di finanziamento interno rivolte a fondi ministeriali (Prin e Firb). Infine, rispetto al 2009 mutano le misure compensative: la soglia di garanzia inferiore passa dal 3 al 5,5 per cento e viene introdotta una soglia in aumento non prevista nel 2009. Un dato preoccupante tuttavia emerge dal confronto tra le ripartizioni finali cui danno origine i due sistemi adottati nel 2009 e nel 2010. In tabella è riportato il confronto tra le quote conseguite nei due anni della quota incentivante da ciascun ateneo, ordinandole da chi ha ottenuto di più a chi ha ottenuto di meno. Basta scorrere la lista per accorgersi dell’eccessiva variabilità degli esiti: i primi posti sono conseguiti da università che nella classifica degli indicatori non spiccano certo per le loro performance brillanti. Sorge allora il sospetto che il MIUR abbia corretto una distribuzione dell’anno precedente, ritenuta a torto o a ragione troppo sbilanciata a favore delle università settentrionali, che, infatti, finiscono in fondo alla classifica della ripartizione. Senza discutere le finalità ministeriali, ricordiamo che gli obiettivi dei sistemi incentivanti sono ben altri. Se si vogliono incoraggiare le università verso cammini virtuosi secondo direttive ministeriali, bisogna annunciare in anticipo i criteri, che devono restare stabili per almeno un certo numero di anni, in modo tale che gli atenei li recepiscano e correggano (se lo desiderano) i loro comportamenti per ottenere le risorse sperate. Finora l’incentivazione assomiglia piuttosto a una lotteria cui annualmente gli atenei sono costretti a sottoporsi: a seconda degli indicatori che il ministro vorrà adottare, potrà andare bene o male.(D. Checchi e M. Turri, Lavoce.info 10-02-2011) Tabella – Confronto tra distribuzione delle quote premiali Ffo 2009 e 2010
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