Home 2011 25 Gennaio La governance del CNR
La governance del CNR PDF Stampa E-mail
Il Consiglio Nazionale delle ricerche (CNR) raggruppa sotto di sé i principali settori di ricerca pubblica italiana (dalle biotecnologie agli studi giuridici), suddivisi in decine di istituti sul territorio. É controllato dal ministero dell'Istruzione ma, con il governo Prodi, la nomina del presidente è diventata indiretta, ovvero il ministro può scegliere solo tra una rosa di nomi proposta da un search committee di esperti internazionali. In questo momento è in corso la riforma dello statuto del CNR, che il dicastero dell'Istruzione può chiedere di emendare. E i ricercatori pensano che sia proprio la norma sull'elezione del presidente che ha spinto il ministro Gelmini a proporre un giro di vite a favore dei poteri del suo ministero. Perché in caso di approvazione delle norme chieste dal dicastero, il direttore generale sarebbe nominato direttamente dal ministro. E a quel punto toccherebbe a lui scegliere tutti i capi dipartimento. Ma non è questo l'unico punto contestato nelle nuove regole. Oltre ai già noti tagli del 13% alle risorse, è ridotto il limite del tetto di spesa per il personale al 75% dei fondi ministeriali, anziché all'80% del bilancio complessivo, impedendo così l'assunzione di nuovi ricercatori. Che sommato alla norma secondo la quale i precari potranno restare nell'ente solo 10 anni, renderà impossibile il turn-over e nuovi posti di lavoro per i giovani. A oggi resta irrisolto anche il nodo sulla composizione del futuro Cda dell'ente, per la sovrapposizione di due normative in conflitto tra di loro sul numero dei membri (una lo prevede composto da 7, l'altra da 5). Il Consiglio Scientifico Generale del CNR ha espresso la sua contrarietà a quest’operazione di riorganizzazione della governance dell’ente. La pressione ha prodotto nei giorni scorsi degli effetti, ancorché parziali. Il CdA ha votato uno Statuto che non prevede la figura del Direttore Generale. Ma non modifica in maniera sostanziale gli altri punti critici. I precari con 10 anni di lavoro andranno a casa. Non potrà essere superata la soglia del 75% per spese di personale di un fondo la cui consistenza sarà decisa dal governo. I ricercatori interni non avranno certezza di essere rappresentati nel CdA.
(C. Perniconi, Il Fatto Quotidiano 14-01-2011; P.Greco, L’Unità 24-01-2011)