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“QUER PASTICCIACCIO BRUTTO” DEL CONTRATTO DI RICERCA PDF Stampa E-mail

Con l’introduzione della figura del “contratto di ricerca” (CdR), previsto dalla legge n. 79 del 29 giugno 2022, la legge mira a superare la precarietà cronica della ricerca pubblica e, dopo quasi tre anni di gestazione, la sua attuazione è in vista. Tuttavia, il CdR non risolve alcuni nodi applicativi fondamentali e introduce nuove criticità. La norma si limita a dire che il contratto di ricerca è un contratto di lavoro, ma poi non detta una disciplina di questo rapporto di lavoro, subordinato o autonomo, come hanno evidenziato autorevoli giuslavoristi riunitisi lo scorso 2 Aprile presso l’Università di Roma Sapienza. A parità di risorse per le università, i CdR, costando quasi il doppio e avendo durata biennale, non saranno solo un quarto degli attuali assegni - come comunemente si pensa - ma molti di meno, circa uno su 10. Le cause dell’ulteriore diminuzione sono la frammentazione dei fondi di ricerca (per un CdR sono necessari fra gli 80 e i 100 mila euro di budget), la dimensione dei progetti sostenuti dagli enti finanziatori (spesso in alcuni settori solo alcune decine di migliaia di euro, perché pensati allo scopo di fare uno o due annualità di assegno di ricerca). La Commissione Europea ha già fatto sapere che la scomparsa degli assegni di ricerca potrebbe comportare l’inammissibilità dei costi nei programmi Maria Skłodowska Curie ed ERC, aprendo la strada a penalizzazioni e restituzioni di fondi. La norma vincola l’accesso al CdR al possesso del titolo di dottore di ricerca, e ciò vuol dire pensare che le università debbano essere solo il luogo di formazione di giovani ricercatori che mirano a diventare docenti a tempo indeterminato. Mentre ora una quota di dottorati era finanziata tramite assegni di ricerca, che offrivano più garanzie rispetto alle borse di dottorato. Anche in questo caso l’Ue è più avanti di noi dal punto di vista delle garanzie: i dottorandi per le normative EU sono “early-stage researcher” con veri contratti, e non studenti con borse come accade in Italia. Molti progetti competitivi — nazionali ed europei — necessitano di profili di ricerca altamente specializzati, ma non necessariamente accademici. In altri Paesi europei queste figure sono reclutate anche senza il titolo di dottori di ricerca. In Italia, invece, non esiste più una forma contrattuale flessibile e tutelata per inserirle nei progetti universitari. F: G. Boella et al. La Stampa tuttoscienze 16.04.25.