QUANTI CONTRATTI DI RICERCA POTRANNO ESSERE BANDITI E CHI LI FINANZIERÀ |
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Il boom degli assegni di ricerca è dovuto alle risorse straordinarie del PNRR. Al momento non si vedono all’orizzonte PRIN o risorse di ricerca per gli atenei. Pertanto i fondi che gli atenei potranno destinare al nuovo contratto di ricerca saranno drasticamente ridimensionati (se non azzerati) rispetto ai tempi delle vacche grasse del PNRR. Se ipotizziamo, molto ottimisticamente, che gli atenei destinino le risorse che negli anni precedenti il PNRR usavano per gli assegni di ricerca, e consideriamo che il contratto di ricerca costa il doppio di un assegno, arriviamo a 7.000 posti disponibili. Per una platea di concorrenti composta da 33.000 assegnisti e RTDA, più altrettanti neo-dottori di ricerca (di un paio di coorti). Gli assegnisti e gli RTDA potranno concorrere anche per i posti da RTT (ricercatori a tempo determinato in tenure track): ma quanti saranno i posti da RTT che le università bandiranno nei prossimi due anni? Tra 2023 e 2024 il numero di RTT/RTDB è cresciuto del 2%. Se si ipotizza, ottimisticamente, una crescita del 10% a fine 2026 per un totale di 7.800 RTT, e si ipotizza ancora che il 33% di questi posti siano “nuovi” e messi a concorso tra adesso e fine 2026 (il 67% sono occupati da chi sta seguendo il suo iter verso il posto da associato), ci saranno 2.600 posti disponibili per 33.000 potenziali concorrenti. In sostanza per circa 60.000 aspiranti ricercatori si apriranno, con previsioni ottimistiche, 7.000 posizioni a tempo determinato (contratti di ricerca) e 2.600 posti con tenure track. F: Red.ne Roars 14.04.25.
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