TENSIONI CREATE DALLA CRESCITA DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE NELLE UNIVERSITÀ USA |
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Il tentativo dell’Amministrazione Trump di impedire a Harvard di iscrivere studenti stranieri ha riportato l’attenzione sull’incredibile internazionalizzazione dell’istruzione superiore americana degli ultimi due decenni. Nell’anno accademico 2023-2024, ben 1,1 milioni di studenti internazionali erano iscritti a college e università negli Stati Uniti — quasi quattro volte il numero registrato nel 1979-80. Più il sistema accademico USA si specializzava nell’attirare la fascia alta di cervelli mondiali, meno era incentivato ad alzare il livello medio d’istruzione della popolazione americana, magari dedicando investimenti, risorse umane e attenzione a formazioni di tipo tecnico-professionale. Se oggi l’obiettivo trumpiano di reindustrializzare l’America (peraltro già condiviso in toto dall’Amministrazione Biden-Harris) si scontra con una carenza di ingegneri industriali capaci di far funzionare una fabbrica di microchip, è anche perché le università hanno formato pochi americani a fare questi mestieri, mentre continuavano a selezionare giovani talenti cinesi, indiani, tedeschi o italiani per vocazioni apicali superqualificate. Il populismo di Trump nella sua aggressività interpreta e rappresenta un risentimento profondo verso queste distorsioni élitarie del sistema. F. Rampini cita D. A. Bell: “Non è vero che tutti i cervelli stranieri formati qui siano a nostro vantaggio: la Cina è stata molto efficace nell’alimentare un contro-esodo, un ritorno di cervelli, per cui l’università americana ha formato una classe tecno-scientifica cinese che oggi a Pechino e Shanghai lavora per sconfiggere la leadership USA nelle tecnologie avanzate. Se Trump manterrà le attuali politiche in materia di frontiere e visti, se continuerà a tentare di detenere e deportare studenti stranieri che esprimono opinioni controverse, le iscrizioni internazionali potrebbero ridursi drasticamente da sole. Ma guardando oltre Trump, sarà importante che le università americane riconoscano le reali tensioni create dall’internazionalizzazione e bilancino la crescita di queste iscrizioni con una maggiore apertura verso un più ampio spettro di candidati statunitensi”. F: F. Rampini, CorSera 14.06.25, con citazioni dell’articolo di D. A. Bell“«Non lasciatevi ingannare dalla brutalità di Trump. L’internazionalizzazione delle università americane è un problema reale» uscito sul NYT 01.06.25. |