Home
PER LA FORMAZIONE TERZIARIA SPENDIAMO MOLTO MENO DELLA MEDIA EUROPEA PDF Stampa E-mail

Gli italiani con titoli di studio sono aumentati: nel 1951 il 3% era diplomato e l’1% laureato, nel 2001 la percentuale con diploma era del 25% e con laurea del 7%, mentre nel 2021 il 65% aveva un titolo secondario superiore e il 27% era laureato. Però, nello stesso anno la media europea di laureati era il 42%. I 15 anni che dal dopoguerra hanno condotto allo straordinario boom economico hanno visto un incremento del livello di istruzione primaria e secondaria, ma non di ISTRUZIONE TERZIARIA, CIOÈ POST-DIPLOMA DI SCUOLA SUPERIORE, in linea con la strategia di rapida ricostruzione del Paese. Però, non aver compreso l’importanza della formazione terziaria per lo sviluppo di lungo periodo, cosa al tempo forse impossibile per le nostre condizioni sociali, ci ha tenuti alla periferia della crescente competizione internazionale tra le accademie, nella quale restiamo tuttora in posizioni mediocri. Il fatto che la SPESA ITALIANA PER LA FORMAZIONE TERZIARIA sia rimasta intorno allo 0.8% del Pil tra il 1995 e 2020, un terzo rispetto alla media europea, mentre in Germania, Francia e Regno Unito è passata dall’1% al 1,5%, rispecchia il disinteresse politico. È un peccato, perché abbiamo eccellenti potenzialità. Un esempio viene dall’analisi di La Porta e Zapperi, pubblicata su Nature, che dimostra che nel decennio 2010-2020 quasi 1.000 italiani con laurea e dottorato ottenuti in Italia sono stati assunti in università americane, il 35% dei quali nel ristretto gruppo delle più prestigiose il cui accesso è stato possibile a meno del 10% di docenti provenienti da vari atenei americani. Pertanto il nostro sistema di formazione terziaria ha ottime capacità di produrre accademici e ricercatori, ma non è competitivo nell’offerta di lavoro per gli stessi che ha formato. F: G. Lauria Pinter, CorSera 28.12.24.