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DISEGNO DI LEGGE 1240. COMUNICATO ADI, FLC CGIL, RETE29APRILE PDF Stampa E-mail

“Quello che ci preme sottolineare è la gravità delle posizioni oggi assunte, al piede di partenza della discussione al Senato del Disegno di Legge 1240 ‘Disposizioni in materia di valorizzazione e promozione della ricerca’. L’iniziativa della Ministra Bernini e della Presidente del Consiglio Meloni, infatti, come abbiamo ripetutamente sottolineato moltiplica le figure precarie nell’università, confermando con altro nome ma identica configurazione gli attuali assegni di ricerca, creando assegnini meno retribuiti e più flessibili, introducendo un contratto post doc con obblighi didattici e la figura del professore aggiunto, in cattedra per chiamata diretta di Rettore e CdA senza alcuna valutazione tra pari. Al di là delle perplessità su quest’ultima figura, CRUI e COPER (la Conferenza dei Presidenti degli Enti di ricerca) avallano oggi impianto e dettaglio di questa moltiplicazione delle figure precarie, richiamando ma di fatto smentendo il riallineamento con gli standard internazionali: in nessun paese europeo, infatti, il lavoro di ricerca a tempo determinato prevede contratti atipici e spuri, come borse e assistentati. Di fatto, anche in forme peggiori di quelle attuali, si vuole riaffermare le specificità del sistema italiano, che è appunto l’unicum di decine di migliaia di giovani (e meno giovani) ricercatori e ricercatori costretti per molti anni in una terra di mezzo tra lo Stato giuridico e il Contratto nazionale, senza tutele, diritti e rappresentanza. Ecco, diversamente da CRUI e COPER noi crediamo che di questa specificità sia ora di fare a meno. Per questo ci opponiamo al tentativo di aggirare e di fatto svuotare una delle milestone del PNRR, cioè il DL 79/2022 e la figura del Contratto di Ricerca, come si propone il DDL Bernini/Meloni. Invece che rivendicare le risorse necessarie per portare nelle università retribuzioni e condizioni di lavoro dignitose, quelle che sono riconosciute come standard in tutte le altre università europee e nel resto della pubblica amministrazione, si pretende ancora una volta di sacrificare ricercatori e ricercatrici, caricando su di loro la tenuta dei conti dell’università italiana. Se la CRUI intende considerare, e non sfruttare, le generazioni più giovani, dovrebbe pretendere risorse per bandire contratti di ricerca e posizioni RTT, laddove sia necessaria anche la didattica”.

F: comunicato ADI, FLC CGIL, RETE29APRILE 21/01/2025.