Come sollecitato dall’Ue, entrare in una coalizione per la riforma della valutazione stessa (COARA - Coalition for Advancing Research Assessment) significherebbe impegnarsi a trattare la bibliometria come complementare rispetto a forme di valutazione qualitativa che richiedono di leggere i testi. Ne riferisce in dettaglio M. C. Pievatolo su Roars: “L’Unione Europea, resasi conto che le valutazioni quantitative della ricerca producono solo quantità, ha sollecitato valutatori, università, enti di ricerca e società scientifiche a unirsi in una coalizione per la riforma della valutazione stessa (COARA) a cui ha aderito anche l’ANVUR. Entrando in COARA, l’ANVUR si è impegnata a trattare la bibliometria come complementare rispetto a forme di valutazione qualitativa che richiedono di leggere i testi. Ma le sue azioni e i suoi piani d’azione vanno in tutt’altra direzione: nei settori delle scienze umane e sociali ha conservato le liste di riviste di produzione amministrativa e in quelle delle scienze matematiche, mediche, fisiche e naturali continua ad accettare criteri bibliometrici calcolati su banche dati proprietarie. Questi criteri sono imposti perentoriamente per selezionare gli aspiranti candidati e commissari all’Abilitazione Scientifica Nazionale, e gli esperti valutatori nell’esercizio quinquennale della valutazione della ricerca detto VQR; e la prescrizione di impiegarli in modo formalmente complementare nel giudizio sulle opere esposte alla VQR è, nel segreto della revisione anonima, facilmente aggirabile. Perché l’ANVUR non onora la sua firma? Forse perché non è un’autorità indipendente e COARA ha semplicemente sbagliato ad accoglierla in luogo del Ministero dell’Università e della ricerca? La letteratura prodotta da studiosi praticamente e teoreticamente vicini alla valutazione di stato suggerisce però almeno un’altra ipotesi: una valutazione basata sul primato della revisione paritaria, richiedendo di leggere i testi, non può essere di massa e, secondo qualcuno, è influenzabile da idiosincrasie personali sia nella scelta dei valutatori, sia nelle loro valutazioni. Per questo un’agenzia di valutazione di stato e di massa come quella italiana non può evitare di abbarbicarsi alla bibliometria, sia perché ha bisogno di armi di valutazione di massa per conservare il proprio pervasivo potere, sia perché, dietro un velo di statistiche, automatiche e no, è più facile nasconderne la natura autoritaria”. F: M. C. Pievatolo, Roars 17.10.24. Per saperne di più >> https://tinyurl.com/27ez52js .
|