LA RIFORMA DELLE FIGURE DEL COSIDETTO PRERUOLO UNIVERSITARIO DELLA RICERCA |
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“Disposizioni in materia di valorizzazione e promozione della ricerca”: così viene presentato, nel comunicato stampa n. 91 del Consiglio dei ministri diffuso il 7 agosto 2024, il disegno di legge (Ddl) 1240/2024 proposto dalla ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, che interviene sulla riforma delle figure del cosiddetto “preruolo” universitario, ovvero il lasso di tempo che separa il conseguimento dei titoli di studio dall’ottenimento di una posizione di ruolo nel mondo universitario. Bernini afferma di aver predisposto una “cassetta degli attrezzi” per le università che dovrebbe contribuire a ridurre il precariato nel mondo accademico. Eppure, “per raggiungere questo scopo sembra scegliere un mezzo piuttosto controintuitivo”: una sovrabbondanza di forme contrattuali a tempo determinato (il testo della riforma, da fine settembre 2024 in discussione presso la Commissione cultura del Senato, introduce tra quattro e sei nuove figure) che si aggiungono alle posizioni già esistenti. Secondo ADI, l’Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia, con la nuova riforma la durata del precariato accademico potrebbe aumentare da una media di 10 a 17 anni. Non bisogna poi dimenticare l’aumento dell’età media a cui si accede a posizioni più sicure (ad oggi, l’età media a cui si accede a un contratto di RTD-a è 39 anni, mentre sale a 41 per il contratto di RTD-b), condizione che rende impossibile alla fascia dei 30-40enni impiegati nell’accademia un’adeguata pianificazione personale e familiare. Vi sono anche alcune questioni pratiche che non sono ancora state risolte: l’ultima proroga delle disposizioni della riforma Gelmini – tra cui l'assegno di ricerca, RTD-a e RTD-b – scadrà il prossimo 31 dicembre, e non è stata rinnovata, mentre il Ddl Bernini sembra ancora piuttosto lontano dall’essere convertito in legge. F: S. Belardinelli, ilbolive.unipd.it 19.11.24.
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