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DIVAGAZIONE BALNEARE PDF Stampa E-mail

Il Consiglio dei ministri del 4 settembre ha dato il proprio via libera alla RIFORMA DELLE CONCESSIONI DEMANIALI DELLE SPIAGGE. Una misura che giuridicamente non appare solidissima visto che negli ultimi anni sia la Corte di giustizia europea sia il Consiglio di Stato hanno escluso ogni forma di proroga delle concessioni. Una mossa che però è estremamente utile a Palazzo Chigi che rinvia il problema di qualche anno e nel frattempo scarica la questione sugli enti locali. Ed è proprio questo l’escamotage studiato dall’esecutivo: la proroga non risulterebbe automatica e indiscriminata perché sarebbero i Comuni a decidere caso per caso. Anche se non sembra così scontato che Sindaci e dirigenti locali si prenderanno la responsabilità di usufruire di una proroga contraria a diverse sentenze europee e nazionali e sulla quale in passato hanno già espresso perplessità sia il Quirinale sia l’Autorità garante della concorrenza. La misura del Governo tiene i piedi in diverse scarpe e cercando di accontentare tutti alla fine non accontenta nessuno. Non accontenta chi chiedeva le gare subito nel rispetto della normativa europea, vista l’ennesima proroga e alcune variabili che potrebbero annacquare le procedure. Non accontenta i Comuni, che si trovano a dover gestire una situazione poco chiara con una norma che scarica su di loro le responsabilità e li espone a probabili contenziosi. E non accontenta soprattutto gli imprenditori, che si sono fidati delle promesse dei partiti di destra, seppur palesemente in contrasto con la direttiva europea. Il risultato frutto di due anni di mappatura delle spiagge e di trattative serrate con Bruxelles alla fine è un riordino incerto sia politicamente sia nei contenuti. Ciò che invece è sicuro, ancora una volta, è che il settore nel frattempo continuerà a rimanere nell’incertezza. F: M. Fabbri, linkiesta 06.09.24.