Secondo la Flc Cgil la ripresa dei CORSI DI FORMAZIONE IN INGRESSO ABILITANTI, bloccati da oltre 10 anni, è connessa con l’attuazione della RIFORMA DEL RECLUTAMENTO prevista dal PNRR e il contributo specifico del governo Meloni è stato di tutto rilievo: i corsi previsti dal decreto-legge n. 36 del 2022 sono stati fortemente alleggeriti sia nel peso formativo, passato da 60 CFU/CFA a 30 per molte tipologie di docenti, che nella modalità di erogazione della didattica, che è diventata in alcuni casi interamente on-line. Non si sono invece ridotti i costi, che oscillano tra i 2 mila e i 2.500 euro. L’insieme dei due elementi, formazione a distanza e costi alti, ha favorito l’offerta formativa delle università telematiche private “for profit”, strutturate cioè come società di capitali che hanno il profitto come principale obiettivo. Nonostante la scadenza imminente, vi sono atenei che rilanciano nuove “Summer Edition” deicorsi abilitanti, che per 2 mila euro e in soli 17 giorni, comprensivi di sabati e domeniche, consentono di ottenere l’abilitazione per insegnare nella scuola secondaria. Un percorso formativo di qualità, nel quale acquisire competenze sulle didattiche disciplinari, richiede tempi congrui, una proposta formativa equilibrata, esami, studio e approfondimento che non possono essere realizzati in tempi incredibilmente compressi. Mancano totalmente, da parte dei ministeri responsabili, quello dell’Istruzione e quello dell’Università, governo e controllo dei processi di formazione iniziale; mancano le risorse a favore delle università statali, per abbassare i costi delle tasse e alzare la qualità dell’offerta formativa, manca un’idea di formazione in ingresso come strumento di qualificazione delle professionalità che operano nella scuola. Al contrario prevale il mercato dei titoli che svuota progressivamente le tasche dei docenti, precari e non, che intendono abilitarsi, e riempie quelle delle università telematiche. F: Flc Cgil https://tinyurl.com/53uwcuk5 21.06.24.
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