DOTTORATI IN AZIENDA Stampa
«I giovani che entrano in un ciclo di dottorato - spiega Claudio Gentili, direttore Education di Confindustria - sono in media 12mila ogni anno: di loro soltanto uno su quattro sarà assorbito nelle carriere accademiche». A disperdersi, invece, le competenze degli altri, il 75% del totale. «Uno spreco enorme - evidenzia Gentili - se si considera la necessità di innovazione e competitività delle nostre imprese». La cornice di riferimento è la riforma del terzo livello della formazione superiore, approvata da quasi un anno ma in attesa di diversi decreti attuativi, tra cui figura anche il regolamento per la disciplina dei dottorati di ricerca, ora sul tavolo del nuovo ministro Francesco Profumo, dopo la firma di Mariastella Gelmini e i pareri positivi di ANVUR (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) e CUN (Consiglio universitario nazionale). Una misura diretta a sfoltire e razionalizzare gli oltre 2mila dottorati esistenti, tagliando i corsi al di sotto di standard minimi di qualità, che però consente alle università di attivare percorsi di dottorato in collaborazione con le imprese, attraverso specifiche convenzioni. «Creando consorzi con gli atenei - osserva Gentili - le imprese diventano "soggetti attivatori" di dottorati». Il potenziamento del dottorato in azienda, oggi ancora una rarità, è uno degli otto punti dell'accordo firmato tra l'associazione degli industriali e la Conferenza dei rettori: l'obiettivo è rafforzare il numero di percorsi collegati con la domanda delle imprese e incentivarne il finanziamento da parte delle stesse.
(Fonte: F. Barbieri, Il Sole 24 Ore 21-11-2011)