IL RUOLO DELLA FORMAZIONE NELLO SVILUPPO ECONOMICO Stampa

Il 2008 è l'anno in cui è stata varata l'infausta legge 13/2008 con un taglio di 1,5 miliardi al fondo di finanziamento dell'università che ha comportato una contrazione del 20% del sistema nazionale universitario e della ricerca. L'Italia dal 2008 in poi è stata tra i pochi paesi a tagliare risorse in istruzione. Questo taglio è andato di pari passo con una crisi economica che ancora perdura così come il nostro paese persiste come fanalino di coda in Europa per la spesa in istruzione rispetto alla spesa pubblica (o al PIL). Nel periodo tra il 2008 e il 2014 l'Italia ha tagliato il 21% della spesa universitaria mentre la Germania l'ha aumentata del 23% e la Francia, che pure non naviga in buone acque, del 4%.
Il quadro generale rimane però quello di comprendere quale sia il ruolo della formazione nello sviluppo economico: alla fine la sottovalutazione politica della ricerca ha questa radice ed è qui che si nasconde il rospo. In genere, però, nel dibattito pubblico (o forse, sarebbe meglio dire, nella propaganda di regime) il problema della mancata crescita è spostato addossando la responsabilità alla formazione, scuola o università che sia, con l'idea che nello stato in cui si trova non sia capace di formare al mondo del lavoro. Da questo approccio segue una involuzione programmata del sistema dell'istruzione che si dovrebbe adeguare a un sistema imprenditoriale (il mondo del lavoro) che richiede sempre meno personale con alta formazione. In questo schema la ricerca perde non solo la sua centralità ed anche il suo senso stesso. Il problema del nostro paese è quello di essere il fanalino di coda nella quota di occupati nei settori ad alta conoscenza, cioè quei settori ad alta intensità tecnologica che rendono possibile lo sviluppo di beni che più difficilmente sono prodotti anche da altri paesi.
Istruzione e sviluppo economico sono due facce della stessa medaglia: questa dovrebbe essere la questione cruciale, il rospo, da mettere al centro dell'agenda politica, che separa due visioni economiche e sociali completamente diverse e che invece continua ad essere assente.
(F: F. Sylos Labini, Roars 27.12.19)