Riforma universitaria. Corsi di laurea e nuovi dipartimenti Stampa
«Il problema», spiega Giuseppe Losco, prorettore all’università di Camerino, è capire «se la verifica dei requisiti del DM 17/10 (che contiene i requisiti necessari e qualificanti per l’istituzione e l’attivazione dei corsi di studio) deve esser fatta sulla base delle vecchie banche dati ancora impostate sul sistema delle facoltà, oppure sulle nuove norme contenute nei ridisegnati statuti che prevedono il superamento delle facoltà e l’incardinamento dei corsi di laurea in nuove strutture dipartimentali, diverse in numero e composizione». Questo, in sostanza, per Losco porta alla necessità per gli atenei di rivedere, a seguito dell’approvazione dei statuti, l’intero impianto formativo. Altrimenti le facoltà predisporrebbero oggi qualcosa che non saranno più in grado di gestire un domani perché non esisteranno più. Ecco perché dalla Conferenza dei rettori arriva la richiesta di effettuare la verifica dei requisiti a livello di ateneo almeno finché le nuove norme non entreranno pienamente a regime. Del resto, precisa ancora il prorettore, «man mano che saranno approvati cambieranno le strutture di riferimento che dovranno proporre i corsi di laurea». L’altro nodo da sciogliere riguarda, infatti, il conteggio dei ricercatori a tempo indeterminato (ad esaurimento) ai fini della sostenibilità degli stessi corsi di laurea. I ricercatori, infatti, regolamentati ancora dalle vecchie leggi Berlinguer e Moratti, secondo la nuova legge non valgono ai fini del conteggio della docenza e quindi molti corsi di laurea si troverebbero sprovvisti del congruo numero di docenti di ruolo. In questo senso, dice Losco, «gli atenei dovrebbero trovare un modo per trasformarli in professori aggregati e farli contare dal punto dei vista dei numeri e della sostenibilità dei corsi di laurea. Ma non è sufficiente che i Consigli di facoltà ottengano la loro disponibilità per un anno, devono richiederla e averla, così come prevede la legge, per l’intero triennio di programmazione. E poi trovare le risorse adeguate per pagarli».
(Fonte: ItaliaOggi 07-11-2011)