Riforma universitaria. Supposta carenza di flessibilità Stampa
L'insieme dei decreti attuativi della riforma disegna un sistema estremamente rigido, tutt'altro che semplificato e deregolamentato (come pure suggerirebbero i recenti documenti in materia della Commissione Ue). Si assiste all'iperregolazione di aspetti organizzativi e funzionali, molti dei quali consegnati alle future determinazioni di Anvur e che dunque vedranno la luce in momenti successivi (basti pensare, ad esempio, a punti chiave per il funzionamento della formazione avanzata e della ricerca come le abilitazioni nazionali, gli accreditamenti, i dottorati di ricerca). Il sistema che si viene così delineando mostra una preoccupante carenza di flessibilità, mentre è evidente un'eccessiva concentrazione di funzioni in capo a pochi apparati; ad esempio la mole dei compiti assegnati all'ANVUR rischia di impedire un'efficace azione dell'Agenzia stessa. Inoltre, l'adozione di regole che non siano sufficientemente consolidate e riconosciute sarebbe una certa fonte di contenzioso: contenzioso che rischierebbe di pregiudicare sul nascere l'applicazione della riforma. Un esempio potrebbe essere costituito dall'adozione di parametri bibliometrici troppo rigidi, quando la giurisprudenza amministrativa si mostra uniforme nel ritenere che essi non possano in alcun modo costituire un parametro determinante di valutazione e che debba sempre prevalere il criterio del peer review.
(Fonte: A. Banfi, Il Riformista 17-11-2011)