CON UN DECRETO LEGGE SI ABOLISCE IL MEPA E CON LA LEGGE DI BILANCIO LO SI RESUSCITA Stampa

Grazie all'audace blitz del MIUR, l'Università era stata finalmente liberata dalle tenebre in cui l'aveva costretta MEPA, l'orrenda creatura del mercato elettronico della pubblica amministrazione, i cui viscidi tentacoli costringono professori e ricercatori ad acquistare le loro strumentazioni scientifiche in una specie di Amazon di Stato, macchinosa e inefficiente: un supermercato virtuale in stile sovietico dove di norma i prodotti sono di qualità più scadente e costano di più rispetto a quelli reperibili sul libero mercato. Erano bastate poche righe intrise di saggezza per ricacciare negli inferi la creatura, con l'art. 4 del decreto-legge 29 ottobre 2019 n.126, che finalmente, mentre si scrive, consente alle Università e alle istituzioni AFAM di approvvigionarsi sul libero mercato per l'acquisto di beni e servizi funzionalmente destinati alle attività di ricerca. Ma con l'art.71 del testo bollinato della legge di bilancio, il governo contraddice se stesso in modo clamoroso a pochi giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto-legge della liberazione. Il mefitico articolo 71 ripropone infatti l'obbligo perentorio di approvvigionamento con gli strumenti CONSIP per tutte le amministrazioni statali centrali e periferiche, ivi comprese le istituzioni universitarie, generando così un mostruoso cortocircuito normativo, visto che il decreto-legge dovrà essere presumibilmente convertito negli stessi giorni della legge di bilancio. (F: N. Casagli, Roars 08-11-19)