Studenti. Il secondo rapporto federconsumatori 2011 sull’importo delle tasse. Gli effetti perversi dell’evasione fiscale Stampa

Secondo rapporto.
Come nel primo rapporto, le Università del Nord sono risultate più care rispetto a quelle del Sud. Suddividendo i valori I.S.E.E. (l’indicatore della situazione economica equivalente) in cinque fasce (fino a 6.000 euro per la prima, fino a 10.000 per la seconda, 20.000 per la terza, 30.000 per la quarta e oltre 30.000 per la quinta), gli atenei del Nord sono stati più cari dell'8,22% rispetto alla media nazionale se si considera la prima fascia, del 15,54% per la terza, del 23,23% per la quinta.
L'indagine indica che l'Università di Parma è l'ateneo con le tasse più alte d'Italia: se si considerano i redditi della prima fascia, le tasse hanno toccato gli 890 euro circa per le facoltà umanistiche e poco più di 1000 euro per le facoltà scientifiche. Al secondo posto l'Università di Verona, con una spesa media di 642 euro per la prima fascia, e al terzo posto l'Università degli Studi di Milano. L'Università "Aldo Moro" di Bari, al contrario, è risultato l'ateneo che ha applicato le tasse più basse: 290 euro sia per le facoltà scientifiche e umanistiche. L'università pugliese ha preceduto di poco l'Alma Mater - Università di Bologna, dove chi ha dichiarato un I.S.E.E. inferiore a 20 mila euro ha avuto tasse inferiori del 35% rispetto alla media nazionale (304 euro per facoltà umanistiche e scientifiche). La Puglia si è confermata la Regione in cui studiare costa meno, anche se è opportuno segnalare che in questa Regione l'importo della retta è dovuto al merito e che, in caso di votazione bassa o basso numero di crediti conseguiti, la tassa aumenta.
Rispetto al 2010, il rapporto 2011 ha evidenziato una riduzione dei costi per gli studenti appartenenti alle prime due fasce (rispettivamente dell'1 e del 4%) e un incremento a carico degli appartenenti alla quarta e quinta fascia (+4 e +10%). I costi relativi alla terza fascia sono rimasti invariati. Un aspetto interessante su cui si è soffermato il rapporto ha riguardato il costo dell'università per le famiglie, che si affianca al problema sempre più acuto dell'evasione fiscale: secondo i dati dei CAF, nel 2011 il 32% dei contribuenti ha dichiarato redditi inferiori ai 15.000 euro; ciò vuol dire che gli studenti si sono posizionati in prima o seconda fascia, pagando una tassa media di 515 euro, anche se le loro famiglie erano composte di lavoratori autonomi (es. ristoratori, gioiellieri, albergatori). L'evasione fiscale ha il dramma di parificare famiglie di lavoratori autonomi a famiglie al cui interno vivono semplici operai non specializzati. All'evasione fiscale si aggiungono i tagli al settore dell'istruzione, con il rischio concreto di avere sempre più studenti che si posizionano nelle prime fasce e l'assoluta mancanza di risorse da distribuire agli studenti bisognosi.
(Fonte: D. Gentilozzi, http://www.rivistauniversitas.it/articoli.aspx?IDC=2349 25-10-2011)