Laureati triennali. Aumenta il tasso di occupazione Stampa
Il mercato del lavoro comincia a non considerare più "figlie di un Dio minore" le lauree «mini», «brevi» o di «primo livello». Come dimostra una ricerca del centro di ateneo per la ricerca educativa e didattica (Cared) dell'università di Genova secondo la quale, a 12 mesi dal termine degli studi, il 42,1% dei laureati triennali 2009 risultava occupato. Lo studio condotto da Giunio Luzzatto del Cared e Roberto Moscati della Bicocca di Milano ha il merito di incrociare ove possibile le (fin qui non incrociabili) elaborazioni di MAR-TIMI e del consorzio Stella. Portando a 63 il numero di atenei rappresentati e al 70% la quota del campione censito rispetto a tutti i laureati triennali italiani del 2009. I due autori sottolineano come l'opinione pubblica sia spesso «indotta a pensare che riferendosi ai laureati di primo livello non si possa parlare di occupazione se non in casi molto particolari (professioni sanitarie). In realtà -scrivono - non è così». E qui citano il 42,1% di occupati a un anno dalla laurea, che scende al 27,5% se si guarda solo a chi non prosegue gli studi. Valori che tra l'altro sono costanti rispetto al biennio precedente. E «tenuto conto della perdita generale di lavoro nel Paese in conseguenza della crisi - spiegano - ciò è un risultato positivo, anche a confronto con la caduta che vi è stata invece nei livelli occupazionali dei laureati magistrali». Il dato medio però non basta. Attingendo ai numeri della sola Almalaurea il dossier ci mostra un quadro abbastanza variegato. Dove accanto ai picchi di Professioni sanitarie (81,7%), Educazione fisica (66,5%) e Insegnamento (60,3%) si trovano i valori bassi di Geo-Biologico (22,9%) e Ingegneria (24,5%). Con una media che, se si estrapola il campo medico, rimane comunque interessante poiché si assesta al 38 per cento. (Fonte: Il Sole 24 Ore 24-10-2011)