USA. La “bolla” dell’istruzione universitaria Stampa
Pochi americani hanno compreso quanto stia diventando minacciosa un'altra bolla, oltre alla bolla dei mutui subprime, madre di tutte le bolle: quella dell'istruzione universitaria, il fiore all'occhiello del sistema USA. Le accademie americane, si sa, sono eccellenti ma anche molto costose. Soldi ben spesi, si è sempre detto: investire sul proprio futuro è la cosa migliore che si possa fare. E’ ancora vero, ma c'è un problema di misura. Negli Stati Uniti i due terzi degli studenti s’indebitano per pagarsi gli studi. Finché l'economia ha assorbito tutti i neolaureati, non ci sono stati problemi. Chi usciva da atenei di prestigio otteneva impieghi ben retribuiti e quindi riusciva a onorare il suo debito scolastico senza compromettere troppo il tenore di vita. Negli ultimi anni, però, le cose sono cambiate. Sui ragazzi si è stretta una tenaglia: nonostante l'economia depressa, le università hanno continuato ad aumentare le rette anche perché i giovani prolungavano volentieri gli studi in attesa che «passasse la bufera». Ma la crisi non è affatto finita, i debiti di studio hanno ormai raggiunto i mille miliardi di dollari e per molti neolaureati, che spesso devono restituire prestiti superiori ai 100 mila dollari (la media è 34 mila), le prospettive si sono fatte molto difficili: chi si è laureato nel maggio scorso, ad esempio, sta esaurendo gli ultimi giorni del semestre di «tregua» garantito dalla legge ai debitori. All'inizio di novembre dovrà cominciare a rimborsare lo student loan, anche se è disoccupato. Chi esce da Harvard un lavoro, prima o poi, lo trova. Ma, al di fuori degli atenei dell'eccellenza, c'è un gran numero di università di «seconda fascia», costose quasi quanto quelle più prestigiose dell’East Coast, che stanno diventando fabbriche di disoccupati con molti debiti.
(Fonte: Corsera 21-10-2011)