Il “Teaching Dossier” favorisce l’assunzione degli aspiranti docenti Stampa
Fra le differenze che dividono il mondo accademico italiano da quello del resto dell’Occidente, c’è un importante documento chiamato “Teaching Dossier” o dossier dell’insegnante. Si tratta di un portfolio, anzi, di un libriccino di 6/12 pagine, 20 con le appendici, dotato di una sua narrativa interna, che lo studente di dottorato arrivato alle ultime battute del suo percorso di ricerca deve mettere insieme per presentarsi sul mercato accademico. “Il dossier dell’insegnante contiene quei documenti e materiali che, collettivamente, danno al lettore un’idea del senso e della qualità della performance di un insegnante” spiega Peter Selding nel suo volume The Teaching Portfolio (Anker Publishing, 1991). Il documento principale del dossier dell’insegnante è, secondo molti, la “dichiarazione di filosofia pedagogica” o “Statement of Teaching Philosophy“, due pagine al massimo, in cui l’aspirante professore dichiara il suo credo come insegnante, sciorina la sua metodologia, ricorda uno o due aneddoti dei suoi anni di apprendistato come insegnante universitario durante il dottorato. In quelle due paginette va fatto, in altre parole, un ritratto di sé come insegnante e uno schizzo su come si immagina il proprio lavoro domani: ciò che si sa fare (le proprie competenze, affidandosi il più possibile a dettagli e dati oggettivi, ciò che si può fare, ciò che si vorrebbe mettere in pratica nel futuro). In Nord America le università danno un’importanza crescente al dossier dell’insegnante al momento dell’assunzione di nuovi professori. Certo, un ottimo Teaching Dossier non è, di per sé, sufficiente a garantire a un candidato di finire “in finale”, ossia nella shortlist dei candidati che sono invitati a tenere una lezione dimostrativa nell’università cui puntano. Conta molto anche il livello della propria ricerca accademica, soprattutto in quelle università che si distinguono per la ricerca più che per l’insegnamento. Tuttavia, a parità di articoli e volumi pubblicati, il candidato in grado di mettere insieme un libriccino dell’insegnante come si deve, si troverà favorito al momento dell’assunzione.
(Fonte: Il Fatto Quotidiano 24-10-2011)