RECLUTAMENTO DEI NUOVI PROFESSORI. PIÙ OMBRE CHE LUCI Stampa

Secondo l'opinione di un professore ordinario di diritto processuale penale il nuovo modello di reclutamento che apparentemente sembrava dover superare le perplessità legate alle valutazioni comparative utilizzate per il reclutamento dei professori anteriormente alla legge Gelmini, in realtà ha dato luogo a non pochi problemi che hanno provocato l'intervento della magistratura amministrativa e penale, sancendo il fallimento dell'abilitazione scientifica nazionale.
Le ragioni vanno ricercate nelle differenti interpretazioni che le commissioni giudicatrici offrono al modello legislativo. Infatti, benché si sia cercato di arginare la discrezionalità dei commissari ancorando alla sussistenza di determinati presupposti, quali il raggiungimento delle soglie fissate in ordine alla produzione scientifica e su determinati titoli (partecipazione a comitati editoriali, incarichi di insegnamento, attrazione di fondi universitari, etc.), che già di per sé nell'ottica del legislatore dovrebbero costituire parametro obbiettivo di qualità, talune commissioni hanno privilegiato esclusivamente i requisiti soggettivi del metodo e della qualità dei risultati della ricerca, il che secondo la magistratura inquirente nasconde occhiuti margini di discrezionalità difficilmente sindacabili per via amministrativa, se non sul piano della motivazione illogica e apparente.
Nella prospettiva di alcuni pubblici ministeri, c'è il rischio che la (apparentemente) sterile attribuzione dell'abilitazione celi talvolta disegni ben più "lungimiranti", quali conferire il "lasciapassare" a un solo candidato dei potenziali concorrenti strutturati all'interno della stessa università nel medesimo settore scientifico ovvero orientati a partecipare a procedure comparative bandite in altri atenei. (Fonte: A. Gaito, IlSole24Ore 14-09-19)