Nei test di ammissione manca l'aggancio con l'istruzione secondaria Stampa
La ragionevolezza del meccanismo dei test di ammissione, che consente di evitare affollamenti delle strutture, diminuire la dispersione, contenere il delta fra offerta e domanda è indubbia. I problemi riguardano lo strumento (i test) e la sua coerenza con il sistema d'istruzione nel suo complesso. Confrontati con quelli di qualche anno fa, gli ultimi test sono complessivamente ben fatti: sensata la ponderazione fra parti generali e disciplinati a favore delle prime (le seconde saranno oggetto"di studio durante i corsi), benvenuta l'attenzione alle competenze logiche e testuali, a scapito della «cultura generale», troppo aleatoria. Quello che manca è l'aggancio con l'istruzione secondaria. È singolare .che uno studente debba conseguire un diploma «in uscita» che lo abilita a proseguire gli studi e si veda poi limitare il diritto di accesso da un altro filtro, del tutto indipendente dal primo. La direzione dello sbarramento «in entrata» è quella giusta, ma ne vanno tratte tutte le conseguenze: va cioè abolito l'esame di Stato e il valore legale del titolo. Infine, la secondaria superiore non esercita in alcun modo gli studenti ad affrontare prove analoghe ai test. A questo. solo le scuole possono ovviare nei fatti. Magari aiutate da un nuovo regolamento sulla valutazione che aggiorni l'attuale normativa. Che è un regio decreto del 1925.
(Fonte: P. Ferratini, Corsera 30-08-2011)