LA VALUTAZIONE COME DISPOSITIVO CENTRALE DI UNA NUOVA FORMA DI GOVERNAMENTALITÀ Stampa

In generale, negli ultimi trenta anni circa, i sistemi universitari europei hanno dovuto affrontare riforme radicali. Le politiche nazionali nel campo dell'istruzione superiore si sono ispirate a un modello comune di «governance di sistema» - sempre più influenzato dal confronto, implicito o esplicito, con quello anglosassone - che ha portato le tradizionali modalità di gestione tipiche dell'Europa continentale (modello gerarchico - burocratico) e quelle appunto dei paesi anglosassoni (modello dell'autogoverno istituzionale) a convergere verso un comune template: lo «stato valutatore». I pilastri su cui si basa tale modello sono quelli del New Public Management (NPM), che è stato modulato, declinato e reinterpretato in maniera sostanzialmente differente a seconda dei diversi contesti istituzionali, dando vita a combinazioni peculiari e attivando dinamiche spesso conflittuali, sia a livello di sistema sia di singola istituzione universitaria. Schematicamente si possono identificare con: la concessione di un'estesa autonomia istituzionale alle università; la valutazione della qualità della ricerca e dell'insegnamento che ciascun ateneo è in grado di offrire; l'introduzione di meccanismi competitivi di finanziamento che premino il merito attraverso la "visualizzazione" dei risultati ottenuti. In particolare, la valutazione è diventata, in tale quadro, non solo una parola chiave per la qualità, ma anche il dispositivo centrale di una nuova forma di governamentalità, attraverso la trasformazione dello Stato centralista nello «Stato valutatore». (Fonte: E. Spanò, Rivista Trimestrale di Scienza dell'Amministrazione, n. 1/2018, Numero monografico http://www.rtsa.eu/)