QUALI CARATTERISTICHE AVRÀ IL NUOVO ESAME DI STATO Stampa

Sarà un esame in cui sono cancellate le discipline: e non ci tragga in inganno la bidisciplinarità di facciata della seconda prova scritta, in realtà solo una giustapposizione di materie diverse. Inoltre, nel decreto che norma il colloquio orale, l'avvertenza ai docenti di "evitare una rigida distinzione tra le discipline" è chiarissima. Ed è proprio per raggiungere questo obiettivo che è stata eliminata la terza prova. È la vittoria del mito efficientista delle competenze, di un'idea di scuola ancillare ad un lavoro inteso non come dignità dell'individuo, ma acritica esecutività. La finalità è semplificare e impoverire il possesso dei saperi piegandoli all'apprendimento certificato di prestazioni strumentali:
- un esame in cui viene cancellata la possibilità per gli studenti di svolgere un tema libero a partire da una traccia di storia, di attualità o legata alla propria specifica tipologia di scuola ed in cui la scrittura viene vincolata nello stretto perimetro di un'argomentazione preconfezionata, dove ciò che conta non è cosa si dice, ma come lo si dice e se lo si dice nel rispetto di un format imposto;
- un esame che obbliga gli studenti a un colloquio orale nullificato, in cui prima la busta, il quiz, la sorte, poi lo 'spunto' estratto dal candidato daranno il via ad un parlare senza contenuti, senza riferimenti culturali. L'esame del problem solving, che premia la destrezza estemporanea dello studente capace di passare da uno spunto ad un altro (sarebbe questa l'interdisciplinarità?) e affida invece l'onere, l'invenzione del problem setting alla commissione, che dovrà dedicare un'apposita sessione alla preparazione dei quesiti: un lavoro tanto complesso e meticoloso quanto inutile, affidato alle scarne prescrizioni di un decreto e ai documenti del 15 maggio;
- un esame che concretizza i frutti di una visione asfittica ed avariata della valutazione.
In tanta approssimazione – una normativa a singhiozzo, pubblicata pochi mesi prima della prova, in totale assenza di consultazione – due sono le considerazioni che emergono prioritariamente.
La prima: l'operazione è evidentemente tesa a imporre una sterzata radicale e autoritaria alle programmazioni e alla didattica dei docenti, partendo direttamente dalle conclusioni del percorso. Si impongono agli insegnanti cambiamenti che pregiudicano l'esercizio della libertà di insegnamento attraverso una rivisitazione degli obiettivi finali, obbligando ad adeguarsi ad essi ex lege.
La seconda: la banalizzazione dell'esame, la sua meccanizzazione, l'allontanamento dalla centralità delle conoscenze e del loro rigore scientifico, l'acquisizione dell'alternanza scuola-lavoro nella valutazione sommativa, la retorica delle competenze, costruita sull'inganno epistemologico della cultura della modernità. (Fonte: Red.ne Roars 15-02-19)